Home Sport Jannik, non sempre si può vincere(De Coubertin docet)

Jannik, non sempre si può vincere(De Coubertin docet)

84
0

Non ce l’ha fatta, Jannik Sinner, a raggiungere la finale al Roland Garros: è stato più bravo il suo avversario, Carlos Alcaraz, che in 5 set si è aggiudicato l’incontro con il punteggio di 2-6, 6-3, 3-6, 6-4, 6-3. Gara intensa, combattuta, a volte sulle montagne russe: prima uno splendido Sinner, poi il recupero di Carlos, poi ancora Jannik ma una condizione fisica complessiva migliore ha consentito ad Alcaraz di vincere una maratona durata oltre 4 ore. Tra i colpi vincenti di oggi, hanno fatto la differenza sicuramente le smorzate e i passanti di Alcaraz rispetto ai servizi e i lungolinea di Sinner. La consolazione c’è comunque: da lunedì Jannik sarà il numero 1 al mondo anche per la classifica aggiornata del ranking Atp. Per il fenomeno spagnolo, invece, il sogno di alzare un altro trofeo Slam dopo Wimbledon e gli Us Open ma dovrà vedersela con chi vincerà la sfida tra il norvegese Ruud e il tedesco Zverev.

Come è andata sul campo

Sinner comincia il match lasciando poco spazio ad Alcaraz: servizio, modo di stare in campo e colpi sferrati sono ovviamente da campione, manda in palla(!) l’avversario fino a ottenere due palle break. Il punteggio è di 4-0 per Jannik nel primo set: lo spagnolo tiene il turno e trova una reazione, dal 4-1 ottiene un break che gli consente di accorciare ma l’azzurro è troppo più forte, recupera subito il break e vince in 41 minuti il game con il punteggio di 6-2. Il secondo set inizia sotto i migliori auspici: in campo c’è soltanto Sinner che strappa subito il break ad Alcaraz, va 2-0 con il proprio servizio ma poi il black-out che non ti aspetti. L’azzurro perde cinque game di seguito sbagliando molto soprattutto con il servizio e dritto, Alcaraz acquista fiducia e vola 5-2 per poi chiudere 6-3 dopo un’ora e 29 minuti di gioco.

Il terzo set dà dimostrazione ancora una volta dell’enorme forza mentale di Sinner, sempre più sorprendente: nel momento peggiore della sua condizione psico-fisica, con un crampo all’avambraccio, riesce a vincere dopo essere stato sotto 2-1. Riprendere il break, l’iniziativa del gioco e chiude alla grande vincendo 6-3. Il quarto set è quello più combattuto del match: i protagonisti si contendono ogni punto, non ci sono break fino al game decisivo, il nono, dove Alcaraz inserisce “carbura” e chiude 6-4. Nel quinto set si capisce quale sarà la piega definitiva della gara: l’azzurro è sulle gambe, la condizione fisica non può essere ottimale dopo lo stop dovuto all’anca, Carlos ha recuperato alla grande sfruttando strategicamente i suoi acciacchi , sbaglia molto meno e chiude 6-3 dopo oltre quattro ore di gara.

Una prova di forza agonistica che rasenta l’incredibile. Immaginate non solo lo sforzo fisico in sé del tennis, ma anche la tecnica, la cinestesia dei riflessi, la strategia da adottare costantemente all’insegna dell’adattabilità di ogni set. Lo stress che si genera è disumano, e mette in mostra qualità che entrambi i players hanno saputo mettere in campo.

E poi, la parte più bella a mio avviso, qualunque fosse stato il vincitore di questa sfida al Roland Garros: la stretta di mano.

Lo sfidante che ti batte non va odiato, ma apprezzato per la lezione che ti dà su te stesso.

Questo, ladies & gentlemen, è fair play.

(Fonte: Il Giornale)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui