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Non smette di stuprare, ai domiciliari

Al momento è agli arresti domiciliari Simone Borgese(in foto), accusato di una violenza sessuale nei confronti di una studentessa avvenuta a Roma l’8 maggio scorso e già condannato per due abusi, di cui uno verso una tassista.

La Procura aveva chiesto per lui la detenzione in carcere ma il gip ha disposto i domiciliari.

Lo stesso giorno e un modus operandi simile. Un seriale. Simone Borgese è accusato di nuovo di una violenza sessuale dopo essere già stato condannato in due occasioni per lo stesso reato. Prima, nel 2014, una ragazzina molestata dentro un’ascensore, poi un anno dopo lo stupro di una tassista, costretta a subire un rapporto orale. Era l’8 maggio 2015. Esattamente nove anni dopo, l’8 maggio 2024, è accaduto di nuovo, secondo la ricostruzione degli investigatori. Il 39enne, che ha scontato 7 anni e mezzo per la violenza sulla tassista ed è stato condannato a 2 anni e mezzo per l’abuso della ragazzina, è riuscito a far salire nella sua auto una studentessa 26enne con una scusa.

La richiesta di indicazioni stradali, fingendo di avere il cellulare scarico, quindi due telefonate simulate per strapparle lo smartphone, ed ecco l’incubo. La giovane è stata portata in una zona isolata e costretta a subire violenza. In seguito le ha restituito lo smartphone e l’ha riaccompagnata nei pressi di Villa Bonelli. Grazie alla testimonianza della vittima e alle immagini delle telecamere di sorveglianza lungo il tragitto percorso da Simone Borgese, i poliziotti hanno iniziato a restringere il campo e hanno mostrato un album fotografico con alcuni uomini somiglianti a quello descritto. “È lui”, ha esclamato la vittima indicando il 39enne.

Come nove anni prima, ancora lo stesso giorno. Nel 2015 aveva utilizzato un modus operandi(tipico dei criminali seriali) molto simile costringendo una tassista, che lo aveva fatto salire a bordo nei dintorni dell’Hotel Ergife, a portarlo in una zona di campagna a Ponte Galeria con la scusa di dover raggiungere un casolare. Lì, minacciandola e dopo averle sferrato un pugno, la costrinse a un degradante rapporto orale. All’epoca venne rintracciato anche grazie alla testimonianza di una seconda tassista che l’aveva accompagnato pochi giorni prima mentre indossava una borsa identica a quella del giorno dello stupro. Quarantott’ore dopo il fermo, aveva ammesso le sue responsabilità. “Un raptus”, disse. Sconfessato da quel precedente abuso su una ragazzina di soli 14 anni e ora, sostengono gli investigatori, anche da una terza violenza che delinea i tratti di una serialità.

Quando vi dico che in Italia ci sono LUPI MANNARI a piede libero, è la VERITA’. Questo non ha perso né il pelo né il vizio.

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