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Meloni e le politiche migratorie

La premier Giorgia Meloni è convinta della sua posizione: intende porre mano alla legge Bossi-Fini, il totem “storico” della Lega, la legge che in Italia regola da oltre vent’anni le politiche migratorie e occupazionali per gli stranieri extracomunitari.

Lo ha riferito la premier in un’informativa nel corso del Consiglio dei ministri, nella quale ha evidenziato che, dal monitoraggio dei flussi di ingresso regolare in Italia per motivi di lavoro relativi all’anno 2022, emergerebbe che “i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengono utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare”. Del fatto se ne sta occupando anche la Procura di Napoli, con a capo Nicola Gratteri.

«Con il Gruppo tecnico di lavoro – ha spiegato – noi abbiamo fatto una ricognizione solo sui due decreti flussi varati da noi, ma è ragionevole ritenere che le stesse degenerazioni si trascinassero da anni e mi stupisce che nessuno se ne sia reso conto. Noi modificheremo i tratti operativi che hanno portato a queste storture, e lo faremo nel rispetto del principio che ispirò la legge Bossi Fini che ha regolamentato il fenomeno in questi anni, cioè consentire l’ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro», ha concluso.

La Bossi-Fini è una normativa della Repubblica Italiana sul tema dell’immigrazione, che riprende i nomi dei primi firmatari Gianfranco Fini e Umberto Bossi che nel governo Berlusconi II ricoprivano rispettivamente le cariche di vicepresidente del Consiglio dei ministri e di ministro per le Riforme istituzionali e la Devoluzione. E’ stata introdotta il 30 luglio del 2002 e sostituì la precedente legge Turco-Napolitano.

Tra i punti fondamentali della normativa “Bossi-Fini” si prevede che l’espulsione degli immigrati irregolari, ovvero senza permesso di soggiorno e senza validi documenti d’identità, venga emessa in via amministrativa e che debba essere immediatamente eseguita con l’accompagnamento alla frontiera da parte della forza pubblica. Inoltre, stabilisce che il permesso di soggiorno venga rilasciato solo con valido certificato di lavoro. Ha ristretto, poi,  la durata del permesso di soggiorno degli immigrati disoccupati (da dodici mesi a sei mesi) e aumentato il numero degli anni (da cinque a sei) necessari per ottenere la carta di soggiorno. La norma ammette i respingimenti al paese di origine in acque extraterritoriali per limitare gli sbarchi di migranti. Infine, ha introdotto l’obbligo di rilevamento e registrazione delle impronte digitali degli immigrati al momento del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno. 

La soluzione è ancora “al largo” e il governo non ha ancora specificato quali saranno i punti sui quali interverrà. Le tempistiche sono certamente strategiche, considerando i pochi giorni che restano alle elezioni europee: forse che sia questa una bandierina elettorale? Ad ogni modo, intervistato dalla Stampa, l’esponente di Fratelli d’Italia — ha detto che «ormai è diventata una legge-arlecchino. Bisognerà fare qualcosa di nuovo, ma con calma e in maniera articolata. Un conto è un decreto urgente, altro è rimettere mano alla intera legge sull’immigrazione che ormai ha fatto il suo tempo , è stata rattoppata non so quante volte, ci sono gli articoli bis, ter, quater». Durante l’intervento la premier ha specificato che «Ci sarà un duplice livello di intervento, normativo e amministrativo. Quindi vi annuncio che stiamo lavorando perché in uno dei primi Cdm che terremo dopo il G7 si presenti, con la collaborazione di tutti i Ministeri competenti, un articolato ampio e dettagliato per risolvere questo problema».

«Intendo coinvolgere le imprese e le associazioni di categoria. Intendo promuovere un incontro con le organizzazioni datoriali». La premier ha aggiunto poi che verranno modificati «i tratti operativi che hanno portato a queste storture, e lo faremo nel rispetto del principio che ispirò la legge Bossi Fini che ha regolamentato il fenomeno in questi anni, cioè consentire l’ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro».

I recenti fatti di cronaca hanno evidenziato come i flussi migratori siano in realtà aumentati, e di come la tanto sperata integrazione sia un fallimento, in realtà, vedendo che anche Dante Alighieri viene contestato per le ragioni più stupide, da parte di chi, non si sente e non si sentirà mai italiano, ma che vuole gli stessi diritti senza i doveri. Qui non si parla di razzismo, sia chiaro, ma di logica.

Il sentore che hanno gli italiani è veramente di sostituzione, sia etnica ma soprattutto culturale, volendo gli immigrati sostituire perfino le leggi della Repubblica con le loro leggi e tradizioni religiose.

Queste forse potrebbero essere le ultime elezioni davvero europee prima che l’ Europa stessa diventi una succursale di altre nazioni.

Italianistan 2.0?

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