Oggi, 3 giugno, si celebra la Giornata mondiale della bicicletta, un mezzo di trasporto comodo, sostenibile e amico della salute.
Leggera, sostenibile e amica della salute: la bici è uno dei mezzi più amati in assoluto, anche dagli italiani. Si celebra proprio oggi, 3 giugno, la Giornata mondiale della bicicletta, istituita nel 2018 dalle Nazioni Unite per incentivare l’uso di quello che viene definito “un simbolo di trasporto sostenibile che trasmette un messaggio positivo per incoraggiare il consumo e la produzione sostenibile, con effetti benefici sul clima”.
Utilizzare la bici non significa soltanto combattere l’inquinamento e fare quindi un regalo all’ambiente, ma anche mantenersi in forma, riducendo il rischio di malattie, tra cui il diabete e quelle cardiovascolari.
Di certo, in Italia la questione “bicicletta” è molto controversa. Cominciamo dalle strade, per lo più impraticabili, piene di fossi e buche, asfaltate spesso grossolanamente. Un ciclista deve fare letteralmente lo slalom per non finire gambe all’aria. Le piste ciclabili? Uno spreco di soldi e una follia urbanistica in molte città dove sono state imposte a forza, spesso inutilizzate o inutilizzabili. Nelle città metropolitane è praticamente un suicidio circolare, a meno che non si tratti di ZTL, e pur sempre con asfalto possibilmente regolare.
Passiamo ai ciclisti, questi strani esseri filiformi, con le loro tutine aderenti a distinguerli dal resto dell’umanità.
Premetto che ho il massimo rispetto per chi può cavalcare agonisticamente( o pseudo) una bicicletta in lega di carbonio dal valore di migliaia di euro in orari e giorni lavorativi. Segno questo di una indipendenza economica che dovrebbe essere oggetto di attenzione da parte della Finanza.
Indisciplinati, arroganti, si sentono padroni delle strade che percorrono con le loro faccine irritate.
Di certo, andare in bici fa bene, è salutare, soprattutto quando si sta dietro un camion che non ha effettuato un cambio d’olio e si respirano quei bellissimi miasmi neri tanto cari ai ciclisti.
Ma ripeto, io rispetto i ciclisti in tutina. Li trovo simpatici; quando li incrocio nelle strade di campagna(il ciclista è stagionale, come le rondini) li saluto a mano e con il clacson a mo’ di bitonale e loro ricambiano amichevolmente il gesto. E’ come una forma di sostegno, “vai che sei forte!” incitavo loro quando da piccolo li vedevo in auto con mamma e papà. E li trovo forti, sul serio. Sono eroi, i ciclisti, come Bartali che aiutava nella Resistenza. Ma erano altri tempi.
Già, questi tempi moderni. Con Bartali era Resistenza, e oggi con i “riders” che consegnano cibo e quant’altro è Sopravvivenza(economica).
Ma come per le auto, c’è chi possiede una utilitaria a rate e chi invece una fuoriserie pagata cash, anche per le bici il discorso non cambia.
Quindi io propongo al governo Meloni( a qualsiasi governo si fosse insediato) di tassare e regolarizzare la posizione giuridica e fiscale delle bicicletta. Certo, già ci sono incentivi di ogni sorta, e anche i furboni con biciclette assistite elettricamente, veri e propri “motorini” che sfrecciano veloci.
Io dico, se puoi permetterti una bicicletta costosissima e occupare la carreggiata impunemente, devi pagare bollo e assicurazione come i normali motociclisti. E’ una questione di principio. Non solo. In mancanza di una regolare patente di guida, si dovrebbe sostenere un esame per poter circolare, visto che probabilmente nemmeno si conosce il significato della cartellonistica e precedenze urbane e non.
E’ anche una questione di sicurezza stradale. Quest’anno ben 70 sono stati i ciclisti ad aver perso la vita, vuoi anche per colpa dei “normali” guidatori di autoveicoli, certo.
Con tanti spazi inutilizzati, e visto che tutti i governi hanno una visione distorta “keynesiana” di economia, si potrebbero istituire zone apposite, ricche di verde, per la circolazione agonistica e non, rivalorizzando aree dismesse o abbandonate, o privilegiare quei sentieri e itinerari che meritano di essere sfruttati proprio dagli appassionati delle 2 ruote.
Dalla prima bozza davinciana alla sua effettiva realizzazione ottocentesca contemporanea, la bicicletta è diventata un business, uno stile di vita, una necessità, una alternativa agli idrocarburi, un “mezzo” di salute e divertimento.
E anche forma d’arte. Ammirate l’immagine in evidenza per questo articolo. E’ un’opera di Giacomo Boccioni, la studiai anni fa. E’ futurismo. La biciletta potrebbe essere veramente il futuro, o almeno una parte salutista, economica, divertente.
All’amico ciclista( che poi è extragender, tutti possono usare la bici) dico scherzosamente: “Pedala, pedala…!”.