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Morire per un proiettile vagante

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“Un dolore troppo forte. Una tragedia che poteva capitare a chiunque, siamo sconvolti”. Patrizia racconta della madre e della sofferenza che l’ha travolta. La madre Caterina Ciurleo, giovedì pomeriggio è stata colpita da un proiettile indirizzato a qualcun altro ed esploso in pieno giorno in via Prenestina, dove lei si trovava insieme a una amica, in auto. Nell’abitazione sulla Casilina dove la vittima viveva insieme alla famiglia di una delle sue due figlie, c’è stato un via vai di amici e conoscenti, corsi a portare le loro condoglianze. “Non riesco a parlare – dice ancora Patrizia – la sofferenza è troppa”.

Poco dopo, in casa arriva anche Mauro, il genero della vittima: “Mia suocera era una brava donna e una brava nonna. Aveva quattro nipoti che adorava”… “Era una donna per bene, una nonna per bene – continua – Al momento non ci hanno ancora detto quando potremo farle il funerale”. Il dolore per una morte assurda, nella strada dove Caterina Ciurleo viveva, è forte. “Nella nostra palazzina non si parla d’altro. Roma ormai è questa: un far west, pure in pieno giorno. Quando ho sentito la notizia al telegiornale, personalmente sono rimasta sconvolta, immagini quando ho saputo che si trattava di Caterina” riferisce una inquilina della stessa palazzina sulla Casilina dove Caterina Ciurleo viveva insieme alla famiglia della figlia. “Si sono trasferiti qui da non molto tempo – racconta la donna – ma sono persone per bene, lei era sempre così gentile ed educata. Che tragedia, non è più nemmeno questione di dove si scelga di abitare, la città è tutta pericolosa, non c’è rispetto per niente e nessuno. Si spara in strada, tra la gente, e a morire sono sempre gli innocenti”.

“In questa città la vita viene banalizzata. Questa donna, questa cara mamma e nonna, è morta perché un proiettile vagante l’ha colpita. Era di passaggio, lo dobbiamo evidenziare, una normale cittadina che insieme a una amica esce per una passeggiata al centro commerciale e si ritrova invece in mezzo a una sparatoria tra due bande che cercano di controllare il territorio.

Il tema è proprio questo, a Roma si spara troppo facilmente, si banalizza la vita” aggiunge don Antonio Coluccia, tra i primi a portare le condoglianze, insieme al presidente del VI Municipio Nicola Franco, alla famiglia di Caterina Ciurleo.

Don Antonio è un grande paladino della Giustizia Sociale, come Padre Patriciello, e sanno in prima persona come il male, seppur banale(Anna Arendt disse) possa mietere vittime innocenti, in ogni momento, in goni dove.

Le armi sono la maledizione dell’uomo contro l’uomo, sono una aberrazione che genera solo dolore, sofferenza, morte. Morire per un proiettile vagante, poi, rappresenta l’assurdità nella tragedia.

(Fonte:adnKronos)

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