“Penso che tutto il corpo della donna sia sotto attacco. Io non mi sento di dire che il patriarcato non uccide”. Elena Cecchettin parla dal palco dell’Arena Robinson di Repubblica, al Salone del Libro di Torino. Prima legge il suo monologo con il quale la sorella di Giulia, la studentessa uccisa l’11 novembre 2023 dall’ex fidanzato, ricorda che “l’aggressione, lo stupro e il femminicidio non sono semplicemente dei delitti passionali ma atti di potere”.
Poi discute con la filosofa Alessandra Chiricosta del tema dell’incontro: “Resistenza femminista: la forza di liberare il proprio spazio”. Elena afferma: “E’ violento sempre l’oppressore ma spesso non viene considerato violento quanto ci resiste”. Tra le persone presenti ad ascoltare, il papà Gino Cecchettin e la leader del Pd Elly Schlein.
“Il corpo della donna è sotto attacco”
Elena Cecchettin indossa una maglietta nera con la scritta bianca, “Stop al genocidio”. Chiricosta le chiede di raccontare come percepisce il patriarcato nella sua vita quotidiana. “Spesso ho la sensazione di dover ingoiare rospi nonostante non mi senta rispettata. Accettare quelle condizioni perché in quell’ambiente si fa così”. Una sensazione che “sento alla gola”, mentre “alla bocca dello stomaco sento l’ansia di trovarmi in situazioni di difficoltà in cui non sono rispettata. Oppure la voce, la sento sempre soffocata, spesso mi capita”, soprattutto “quando c’è della rabbia in mezzo. In generale penso che tutto il corpo della donna sia sotto attacco. Lo viviamo tutti i giorni. Una nella guerra. Il corpo della donna è associato al territorio, quando si tratta di conquistare territori, lo stupro, la prevaricazione è considerata un’arma di guerra”.
Elena Cecchettin: “Bisogna usare la voce, urlare”
Continua Elena Cecchettin: “La violenza la vediamo quando una forza resistente non segue quello che è il corso naturale degli eventi o che viene predefinito come normalità. È violento l’oppressore, ma non viene considerato violento come chi resiste”. Parla dei corsi di autodifesa in chiave femminista: “Una delle cose che si dicono sempre è di usare la voce, urlare, dire chiaramente che non vuoi una certa cosa, ancora prima della difesa corporale bisogna far sapere che è una situazione in cui non ti trovi a tuo agio. Per me è una cosa molto potente”.
Non mi sento di dire che il patriarcato non uccida
“Non accettare lo status quo perché è violento, prevarica, esprime la propria potenza tramite la sottomissione dell’altro: questo non è un modello di società nel quale mi ritrovo – dice Cecchettin -. Mi ritrovo in questa lotta per questo rifiuto dello status quo. I partigiani e le partigiane lottavano contro un regime violento per natura, che uccideva, tuttavia non mi sento di dire che il patriarcato non uccida. C’è sempre una violenza perpetrata. Anche se non è così palese, ritorna sempre, è un metodo per misurare quanto potente è un individuo. È sempre violenza oppressiva, aggressiva”.
Durante l’incontro, una contestatrice cerca di salire sul palco e urla: “Le bestie hanno mantenuto l’istinto materno, voi uccidete i vostri figli” . “Auguro sempre tanta felicità alle persone che hanno bisogno di trovarla”, la cortese risposta di Chiricosta.
E’ bello vedere e sapere che la memoria di Giulia viva grazie al padre e alla sorella.
Donna Vita Libertà
(fonte:LaRepubblica)