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Quinto insediamento di Putin come presidente, il primo dopo invasione Ucraina, presenti i rappresentanti di 6 Paesi Ue

Vladimir Putin torna ad essere ufficialmente, per la quinta volta dal 2000, Presidente della Federazione russa.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha annunciato la presenza di oltre 2mila persone alla cerimonia di insediamento di Vladimir Putin. Grandi assenti i leader occidentali: presenti, oltre all’ambasciatore francese, i rappresentanti di Ungheria, Slovacchia, Grecia, Malta e Cipro.

Potrebbe ormai camminare ad occhi chiusi lungo i corridoi del Cremlino che portano fino al salone di Sant’Andrea, quello che era la Sala del Trono del Palazzo presidenziale di Mosca. Anche se la quinta cerimonia di insediamento di Vladimir Putin ha ben più di un elemento differente da quella svoltasi il 7 maggio 2018

Le condizioni meteo di freddo a maggio hanno preso il posto del sole di sei anni fa quando il presidente in carica dall’ormai lontano anno 2000 si apprestava a giurare davanti alla Costituzione russa per un altro mandato. Dopo la gioiosa estate dei Mondiali di calcio 2018, quando la Russia aveva aperto le porte del Paese ai tifosi di tutto il mondo, l’invasione russa in Ucraina nel 2022 ha segnato un punto di rottura per la Russia di Putin. Negli ultimi anni il presidente russo è stato – orgoglioso – tra gli artefici del cambiamento degli equilibri geopolitici; tra repressione e stravolgimento dei diritti. 

“La Russia non rifiuta il dialogo con i Paesi occidentali, la scelta spetta a loro ” Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa.

I Paesi occidentali presenti alla cerimonia di insediamento di Putin

Prima della cerimonia Mosca aveva annunciato  di aver invitato tutti gli ambasciatori stranieri. Stati Uniti, Canada e Regno Unito, così come  i 20 Stati membri dell’Ue, avevano però risposto che non avrebbero inviato alcun rappresentante. Martedì mattina il portavoce della politica estera dell’Ue Peter Stano aveva confermato che non ci sarebbe stato l’ambasciatore dell’Ue. 

Assenti eccellenti i leader occidentali. Oltre all’ambasciatore francese, secondo Radio Liberty i Paesi che hanno deciso di far partecipare i rappresentanti diplomatici alla cerimonia di insediamento sono stati Ungheria, Slovacchia, Grecia, Malta e Cipro.

Tra i presenti, il presidente cubano Miguel Diaz-Canel, il leader ceceno Ramzan Kadyrov, l’attore Steven Seagal, che gode anche della cittadinanza russa. 

Il monito di Joseph Borrell ai 27 prima della cerimonia di insediamento

“Ho mandato un messaggio agli Stati membri, la cosa giusta da fare è di non partecipare alla cerimonia d’insediamento di Vladimir Putin e capisco che la maggior parte non andrà”. Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell arrivando al consiglio Affari Esteri Sviluppo in programma oggi a Bruxelles. “All’inizio c’è stata discussione tra i 27 se andare o no, a che livello, se ambasciatore o incaricato d’affari. Ma il quadro per me è chiaro, andare sarebbe una chiara contraddizione. Alla fine sarà però una decisione dei singoli stati membri”, ha detto Borrell. 

Il portavoce del Cremlino: quasi 2.600 invitati alla cerimonia di insediamento di Putin

“Circa 2.600 persone sono presenti oggi al Cremlino alla cerimonia di insediamento del neoeletto presidente della Federazione Russa Vladimir Putin”, ha dichiarato Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, alla televisione di Stato russa. 

L’elenco degli invitati all’evento è stabilito dal servizio protocollo del Presidente della Federazione Russa. Alla cerimonia partecipano i membri del governo, quelli delle due Camere dell’Assemblea federale, i capi dell’amministrazione presidenziale, i giudici della Corte costituzionale, i membri della Commissione elettorale centrale e i rappresentanti del corpo diplomatico. 

Come da usanza la cerimonia si è tenuta in tre sale del Cremlino, dove si riuniscono gli invitati. A seconda del livello di autorità politica e sociale, alcuni seguono l’avvenimento sugli schermi, altri di persona. Poco dopo le undici italiane di martedì 7 maggio il presidente russo Vladimir Putin è arrivato al Cremlino sotto un insolito nevischio per la cerimonia di insediamento che ha inaugurato il suo quinto mandato. Subito dopo ha ufficialmente giurato da presidente della Federazione russa. Nel discorso Putin ha reso omaggio ai soldati che partecipano al conflitto in Ucraina: “Mi inchino ai nostri soldati che partecipano all’operazione militare speciale”. Ancora non si può usare il vero termine, “guerra”.

Come è cambiato il vocabolario russo in seguito ai fatti

Con gli insediamenti a ripetizione di Putin a cambiare è stato anche il vocabolario russo: il termine cerimonia di insediamento, in russo инаугурация (inauguratsia, letteralmente “inaugurazione”), è stato introdotto nel Paese da Boris Eltsin. Il termine era inesistente prima di quel momento per una questione puramente linguistica: nella lingua russa non esistono infatti sequenze all’interno di una parola come “au”, “ua”, “eu”. 

Non fa eccezione “inauguratsia”, difficile da pronunciare per i russi. Nel 1996 persino i giornalisti, nel raccontare l’avvenimento, preferivano parlare dell’entrata in carica di Boris Eltsin e non della sua “inaugurazione”, per evitare sbagli. A oltre vent’anni di distanza il termine ha messo le radici nella lingua russa e nel protocollo del Cremlino.

Sembra strano, eppure una parola facile da pronunciare in russo, Правда.“Prabda”( verità) ha perso totalmente di significato ormai. La troviamo ancora a indicare il noto quotidiano di stato e una marca di vodka.

I regali che piacciono a Putin : omicidi di oppositori

L’oppositore Alexei Navalny, Evgenij Prigozhin, capo dei mercenari Wagner, la giornalista Anna Politkovskaya. È lungo l’elenco delle persone morte in circostanze misteriose dopo aver avuto problemi con il leader russo Vladimir Putin, che trascina dietro di sé una scia di sangue lunga almeno 20 anni. Ecco la lista di tutte le persone la cui morte è stata ricondotta a Putin da quando è diventato per la prima volta presidente della Federazione Russa.

  1. Sergei Yushenkov
  2. Paul Klebnikov
  3. Anna Politkovskaya
  4. Alexander Litvinenko
  5. Stanislav Markelov e Anastasia Baburova
  6. Natalia Estemirova
  7. Boris Berezovsky
  8. Boris Nemtsov
  9. Mikhail Lesin
  10. Dan Rapoport
  11. Ravil Maganov
  12. Pavel Antov
  13. Yevgeny Prigozhin
  14. Alexei Navalny
  15. Gli altri manager morti nel primo anno di invasione dell’Ucraina

…e altri ancora.

Nel caso della giornalista Anna Politkovskaya addirittura l’omicidio( colpo di pistola in testa) è avvenuto il giorno del suo compleanno,7 ottobre 2006, benché siano stati formalmente riconosciuti colpevoli dei ceceni.

Adesso, l’attentato a Zelensky

L’attentato a Zelensky avrebbe dovuto essere “un regalo gradito a Putin” per il suo quinto insediamento. Il piano previsto: “80 mila dollari e mine esplosive antiuomo”

Per i due colonnelli del servizio di sicurezza ucraino è scattato quindi l’arresto con l’accusa di far parte di una rete di talpe pronte a colpire non solo Zelensky ma anche il capo della stessa Sbu, Vasyl Malyuk, e quello dell’intelligence militare, Kyrylo Budanov. “E’ la prima volta che due ufficiali di alto rango passano al soldo di Mosca“, ha sottolineato il portavoce del servizio, Artem Dehtiarenko che poi aggiunge che almeno uno degli assassini assoldati dal Cremlino per uccidere il leader ucraino “avrebbe ricevuto un compenso di 80 mila dollari per colpire“. Cifra che emerge da un audio intercettato, da Kiev, tra i cospiratori russi. Ora, i due militari rischiano l’ergastolo per alto tradimento e pianificazione di un attacco terroristico. Ancora non chiara quanto fosse esteso il network di spie negli apparati militari di Kiev, e se la caccia ad altri complici sia ancora aperta. Dal 2022, sono oltre 2.500 gli ucraini finiti sotto inchiesta per tradimento, mentre altre 500 persone sono state accusate di aver fornito alla Russia indicazioni strategiche e logistiche per lanciare i micidiali bombardamenti contro basi militari e truppe.

L’attacco, secondo quanto riportato dalla Sbu, avrebbe dovuto realizzarsi prima della Pasqua ortodossa, il 5 maggio scorso. In un audio, uno dei due arrestati ha confessato di aver ricevuto migliaia di dollari in contanti o versati su conti di familiari, ha fatto sapere la Bbc. A muovere i fili dell’operazione tre agenti segreti del Cremlino: uno di loro, indicato con il nome di Dmytro Perlin, “reclutava talpe da prima dell’invasione”. Un altro, tal Oleksiy Kornev, si sarebbe incontrato con uno degli alti ufficiali arrestati “in un vicino Stato Ue” poco prima dell’attacco russo all’Ucraina.

Non è la prima volta che Kiev sventa un piano per uccidere Zelensky, inserito solo pochi giorni fa, il 4 maggio scorso, nella lista dei ricercati del ministero dell’Interno russo. Un mese fa un polacco è stato arrestato con l’accusa di tramare con Mosca per assassinare Zelensky. Lo scorso agosto, invece, è stato sventato un complotto per uccidere il presidente con un massiccio bombardamento aereo: una donna faceva da vedetta per colpirlo nel corso di una visita a Ochakov, ma non riuscì a inviare in tempo le informazioni. Mentre, il più noto dei tentativi di assassinio resta quello del commando di forze speciali cecene inviato a Kiev da Ramzan Kadyrov, che fin da prima dell’inizio delle ostilità avrebbe ricevuto direttamente da Putin  l’ordine di eliminare tutta la leadership ucraina nel corso di un faccia a faccia con lo zar del Cremlino.

Zelensky è l’uomo più fortunato del mondo, per certi versi.

Ma quanto potrà durare ancora la sua fortuna? E le sorti dell’Ucraina?

Intanto, nell’anno 2024 abbiamo tutti assistito alla più grande delle farse di questo millennio, errore ed orrore che si trascina dal secolo scorso. Grazie allo zar rischiamo una catastrofe nucleare. Grazie a quest’uomo, il mercato bellico è più fiorente che mai, con i venditori di morte dall’uno all’altro schieramento che brindano sul dolore e sulla distruzione. Grazie a quest’uomo, la democrazia è diventata una burla manipolabile, confermando il peggiore cesarismo dittatoriale mascherato da liberatore dell’oppressione occidentale.

Di certo, con la questione Gaza anche noi “occidentali” viviamo nel bilico della verità. Tutto il mondo sta per cadere in un caos puramente entropico che chissà dove ci porterà. Famose sono le predizioni fatte decadi addietro da Suor Lucia, l’ultima rimasta dei bambini di Fatima, con al centro la Russia che cambierà il mondo. Ma come? Devastandolo? Corrompendolo?

Potrei citare uno dei nostri grandi autori di letteratura, “…ai posteri l’ardua sentenza…” ma in realtà c’è l’eventualità che non vi siano posteri per commentare, né per realizzare o fermare la famigerata Cancel Culture.

Nunc mala tempora . Et peiora in fieri.

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