Una rosa di solidarietà per chi deve lavorare anche oggi, Primo Maggio, nei negozi e nei centri commerciali. È l’iniziativa lanciata dalla Filcams Cgil di Treviso.
«Un’iniziativa di vicinanza a lavoratori e lavoratrici specifica il segretario Alberto Irone e di rivendicazione contro le aperture di negozi e esercizi della grande distribuzione nei giorni di festa». Non si tratta solo di una cosa simbolica. Nell’ambito della campagna “Il pane e le rose”, oggi il sindacato, assieme ai giovani della Rete degli studenti medi, distribuirà una rosa solidale agli addetti del commercio al dettaglio e della grande distribuzione organizzata.
«Sono ancora molti, troppi, gli esercizi commerciali che decidono di restare aperti anche nei giorni festivi, impedendo ai loro dipendenti di conciliare con dignità i tempi di vita e di lavoro mettono in chiaro dalla Filcams Una situazione che se già risulta pesante nel corso dell’anno, nella giornata simbolo del lavoro diviene intollerabile». L’obiettivo è da una parte richiamare i soggetti economici, le istituzioni e in particolare sensibilizzare i consumatori. E dall’altra esprimere solidarietà a chi deve lavorare anche se non impegnato in un servizio essenziale per la collettività. «Tenere aperti gli esercizi commerciali i giorni di festa rappresenta una brutale privazione per lavoratori e lavoratrici” evidenzia Irone .
Continueremo a promuovere e sostenere le chiusure di piccoli e grandi negozi nei giorni di festa nazionale per un modello di commercio sostenibile, in grado di restituire il giusto valore non solo delle retribuzioni ma anche dei tempi di vita e di lavoro». Le criticità non mancano. Per la Fisascat-Cisl di Treviso e Belluno il Primo Maggio è una “festa non festa” per chi è occupato nel terziario e nei servizi. «Con la firma anche di Federdistribuzione, in ritardo rispetto a Confcommercio, Confesercenti e distribuzione cooperativa, migliaia di lavoratrici e lavoratori del commercio delle nostre due province avranno un contratto rinnovato spiegano ma nel nostro ampio comparto sono ancora in molti ad attendere il rinnovo del loro contratto di riferimento. Basti pensare ad esempio al Turismo, Anaste, Agidae o Uneba, dove recentemente è stato proclamato a livello nazionale lo stato di agitazione».
C’è anche il rischio che i lavoratori dell’ambito socio-assistenziale, infermieri, oss, educatori e così via, migrino sempre più verso settori produttivi più stabili e remunerativi, lasciando scoperte le strutture pubbliche e private. Il dito è puntato sulle condizioni di vita e lavoro, salari bassi e carenze strutturali negli organici, che fanno spesso saltare i turni. «Il Primo Maggio come Festa del lavoro, assolutamente sì, ma anche come festa del ripensare il lavoro. C’è bisogno di più sicurezza e più ascolto conclude Patrizia Manca, segretaria della Fisascat – Cisl di Treviso e Belluno Le parole chiave che ci deve ricordare questa giornata sono sicurezza nei luoghi di lavoro, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e partecipazione alle scelte aziendali».
Il lavoro merita maggiori riconoscimenti. Sembra essere un privilegio, anche se sottopagato, più che un diritto.
(per l’intervista: ilGazzettino)