La Polizia è intervenuta nella notte, intorno alle 4, a Roma nel quartiere Tuscolano, in viale Giulio Agricola e nell’area limitrofa, dove un gruppo di giovani, probabilmente riconducibili all’area di lotta anarchica, hanno dato fuoco a tre cassonetti della spazzatura, messi al centro della carreggiata, e a un’auto, completamente distrutta. Le fiamme hanno interessato anche una campana per la raccolta del vetro, uno sportello ATM bancomat dell’ufficio postale di zona. Danneggiata anche la vetrina di una filiale di Banca Intesa. Sul posto la polizia scientifica per i rilievi del caso. Non risultano persone ferite e le indagini sono in corso per risalire agli autori del gesto.
Al termine dell’azione sono state individuate anche due scritte: ”Anna e Alfredo liberi” (riferimento a Cospito e Beniamino)in viale Giulio Agricola e ”Nessuna pace per chi vive di guerra” sul locale di Banca Intesa. Parzialmente incendiati anche il postamat di Poste in via Lucio Papirio e il bancomat e la vetrata di Banca Intesa e Deutsche Bank di via Anicio Gallo. Sul posto per i rilievi la polizia Scientifica.
E’ fin troppo evidente il messaggio anti-capitalista che gli anarchici hanno voluto lanciare, avendo come oggetto del loro inutile e folle vandalismo i simboli delle imprese bancarie. Appiccare un incendio di tale portata poteva comportare non solo danni a cose, ma estendersi e minacciare l’incolumità degli abitanti dello stabile.
Il fatto è avvenuto la notte, a poche ore dalla sentenza della Corte di Cassazione, chiamata a decidere sulla condanna per l’attentato alla scuola Allievi Carabinieri di Fossano, compiuto il 2 giugno del 2006. La vicenda è arrivata in Cassazione dopo che, lo scorso giugno, i giudici della corte d’appello di Torino hanno rimodulato a 23 anni la sentenza di condanna nei confronti dell’anarchico e a 17 anni e 9 mesi nei confronti di Anna Beniamino.
Attesa per la sentenza per l’attentato del 2006
In corte d’Appello a Torino, Cospito era stato condannato a 23 anni, insieme ad Anna Beniamino, condannata a 17 anni e nove mesi. In queste ore il sostituto procuratore generale della Cassazione, Perla Lori, davanti ai giudici della VI sezione penale della Suprema corte ha richiesto di condannare in modo definitivo il leader anarchico Alfredo Cospito a 23 anni di carcere per l’attentato alla ex caserma Allievi Carabinieri di Fossano avvenuto nel 2006. Confermare anche la pena per l’altra imputata, Anna Beniamino a 17 anni e 9 mesi. In particolare il magistrato ha chiesto comunque di respingere il ricorso della procura generale di Torino, che sollecitava invece la pena dell’ergastolo con isolamento diurno per 12 mesi per Cospito, ed a 27 anni e un mese per la Beniamino. Il pg Lori ha sollecitato poi la inammissibilità dei ricorsi delle difese, con gli avvocati Flavio Rossi Albertini e Caterina Calia. Secondo il rappresentante della pubblica “il danno effettivamente realizzato” con l’attentato di Fossano “è stato di particolare tenuità. Appaiono quindi corrette le determinazioni poste nella sentenza impugnata”. La sentenza della Cassazione è attesa in giornata.
Più che per l’entità e la gravità dell’attentato, gli anarchici andrebbero giudicati per anacronismo e stupidità; anacronismo, per l’obsolescenza di una pseudo-ideologia a dir poco folle e inapplicabile, e stupidità proprio per coloro che inseguono tale follia, ma in realtà hanno problemi comportamentali, anomici, asociali. Sono lontanissimi i tempi di Proudhon, More, Meslier, De Sade fino a Bakunin, e queste persone non hanno ancora capito che sono fossili politici viventi, al pari degli zombie.
Commettere azioni del genere, oltre ad essere un reato, è un gesto stupido, inutile, incivile e inappropriato.
Spero che questo articolo non sia foriero di una loro vendetta nei miei confronti per quello che penso e quindi scrivo. La mia è una deduzione alla luce del 2024, dove i problemi degli italiani e del mondo intero sono altri e di maggiore entità.
Ad ogni modo, la libertà di Cospito e Beniamino, visti i tempi, dovrebbe interessare gente del calibro di Benelli e Fratoianni, seguendo il caso Salis.