L’imprenditore Erminio Diodato arrestato ingiustamente: risarcimento da 60 mila euro dopo 7 mesi di detenzione
L’imprenditore Erminio Diodato ha trascorso 5 mesi in carcere e 2 ai domiciliari da innocente: ora il risarcimento per ingiusta detenzione.
Ha trascorso 5 mesi in carcere e altri 2 ai domiciliari e ha infine perso la sua azienda. Ma era innocente. Per questo assurdo caso l’imprenditore Erminio Diodato, arrestato ingiustamente nel luglio 2020 e poi assolto l’anno successivo, ha ottenuto un risarcimento dallo Stato pari a 60 mila euro per l’ingiusta detenzione di 7 mesi.
Come riporta la agenzia Ansa, sarà risarcito per 60 mila euro Erminio Diodato, l’imprenditore di Vergiate (in provincia di Varese) arrestato e finito in carcere il 24 luglio 2020 con l’accusa di essere un trafficante di droga.
Liberato sette mesi dopo, era stato assolto definitivamente nel giugno 2021. A marzo dell’anno scorso Diodato ha presentato richiesta per ottenere un risarcimento da parte dello Stato per ingiusta detenzione. Richiesta, questa, risolta con soli 60mila euro.
L’imprenditore venne arrestato assieme ad un albanese di 43 anni, che confessò subito di essere il solo responsabile per la droga. Di quel capannone il 43enne reo confesso aveva le chiavi: entrava e usciva senza che nessuno lo controllasse.
“Quella mattina quando sono stato chiamato non ho nemmeno voluto contattare l’avvocato: sapevo di non aver fatto nulla di male. È stato tutto doloroso e surreale, come se parlassero di un’altra persona”, ha affermato Diodato.
“Già dopo i primi 10 giorni dall’arresto c’erano elementi tali da far cadere la custodia cautelare in carcere”, ha dichiarato l’avvocato Daniele Galati, che ha assistito Diodato per tutta la vicenda.
L’imprenditore rimase in carcere per 145 giorni e passò altri due mesi agli arresti domiciliari. Solo a giugno 2021 il gup del tribunale di Busto Arsizio lo assolse con formula piena.
Nel frattempo però Diodato perse la sua azienda, che si occupava di logistica nel settore aeroportuale e aeronautico. A causa dell’assenza del titolare e della cattiva pubblicità legata alla vicenda, la ditta perse tutte le commesse più importanti e finì per chiudere.
“Ho perso tutto ciò per cui ho lavorato una vita”, ha detto Diodato. Ora può ripartire con i 60 mila euro del risarcimento.
Una somma ben diversa da quanto richiesto, quasi mezzo milione di euro. “Almeno è abbastanza per ricominciare – ha dichiarato l’avvocato Galati – visto che il mio assistito ci ha rimesso un’attività da 240mila euro all’anno”.
Amara, amarissima giustizia. Quella italiana, ovviamente.
Se fosse uno stato serio, almeno in merito ai risarcimenti, l’Italia andrebbe fallita, invece di gettare qualche briciola come nel caso di Zuncheddu, liquidato con 30mila euro appena dopo 33 anni di ingiusta detenzione.
Come ho scritto su Ilaria Salis, anche qui termino con “Mala tempora currunt”!