Palermo, annullata la confisca all’ex patron di Valtur
Beni per un miliardo e mezzo restituiti ai familiari dell’imprenditore, ormai scomparso, che era stato accusato di essere vicino a cosa nostra.
Per anni era stato indicato dagli inquirenti come uno dei prestanome del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Adesso, la Corte di Appello di Palermo ha annullato il decreto del tribunale di Trapani che, nel luglio del 2018, aveva disposto la confisca dei beni dell’ex patron della Valtur Carmelo Patti, nel frattempo deceduto. Secondo i giudici, non ha avuto rapporti di vicinanza con l’associazione mafiosa. Il suo patrimonio torna così nella disponibilità della famiglia. Valore: un miliardo e mezzo. Un tesoro fatto di società di capitali, aziende di componenti elettrici, villaggi turistici, appartamenti, terreni. Persino un’imbarcazione in legno di 21 metri.
La Corte ha anche escluso che il Cav. Carmelo Patti abbia costruito il suo impero con metodi illeciti. Secondo i legali che hanno assistito la famiglia, “gli è stata restituita, seppure post mortem, quella onorabilità ingiustamente macchiata nel corso dei 13 anni di processo di prevenzione”. L’ex patron della Valtur venne anche accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma il procedimento fu archiviato su stessa istanza della Procura.
Ora, vi rendete conto dell’immenso male e dei danni causati da un tribunale qualunque? Anni di infamia ingiusta da una giustizia non giusta, e perdonatemi il gioco di parole, anche se qui sembra si giochi con la vita delle persone che hanno reso grande l’Italia con l’iniziativa imprenditoriale, sacrificando la famiglia e gli affetti per il lavoro, dando possibilità di onesta vita a tanti che un impiego oggigiorno se lo sognano.
Come Presidente di AsLimItaly non posso fare altro che esprimere la mia solidarietà alla famiglia Patti per la riabilitazione postuma di un grand’uomo che qui a Limatola ha portato avanti una fabbrica di cablaggio, e io stesso ho subìto l’esperienza kafkiana di tribunali, uscendone vincitore, anche se una vittoria di Pirro non ripaga moralmente nell’anima.
I legali del Sig. Patti hanno dichiarato.” Il tempo è galantuomo, restano, però, i segni d una aggressione mediatica ingiustamente subìta dal Cavaliere Patti che è stato indicato al pubblico di molte trasmissioni televisive e della stampa nazionale come un imprenditore “vicino al contesto mafioso di Castelvetrano”.
Ovviamente la sentenza riabilita la figura dell’Uomo e restituisce i beni (dovuti) alla famiglia. Ma i responsabili di Stato che hanno posto fine sia pubblicamente che privatamente a chi ha dato tutto se stesso per gli altri, non pagano? Non chiedono scusa per la loro inettitudine?
Ministro Nordio, la responsabilità di Stato deve diventare realtà, e non è solo una questione morale, o finanziaria, ma deontologica.