Il giovane trapper brianzolo Jordan Jeffrey Baby, nome d’arte di Jordan Tinti, è stato trovato privo di vita nella sua cella del carcere di Torre del Gallo a Pavia, dove stava scontando una pena di 4 anni e 4 mesi, per una rapina aggravata dall’odio razziale nei confronti di un operaio nigeriano, avvenuta in un sottopassaggio della stazione di Carnate (Monza e Brianza) nell’aprile 2023.
Jordan Tinti aveva iniziato a fare musica sin da giovanissimo, ma si era fatto notare per una serie di comportamenti ‘estremi’, come quella durante il programma tv ‘Striscia la Notizia’, quando aggredì il giornalista che gli chiedeva spiegazioni proprio riguardo alla rapina per la quale poi fu condannato alla reclusione. Nel 2020 era stato interdetto dalla città di Pordenone dopo aver urinato sui verbali della polizia, che lo aveva scoperto in possesso di droga.
“Il suicidio del rapper Jordan Tinti avvenuto nel carcere di Pavia, ad un giorno dai ‘festeggiamenti’ dell’anniversario della Fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria, ci riporta alla triste realtà quotidiana dei suicidi nei primi 70 giorni dell’anno arrivati a 22 e alle altre emergenze delle nostre carceri”, commenta in una nota il Segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo. “Purtroppo, questo ennesimo caso abbassa sempre più l’età dei suicidi nei penitenziari con una media over 40 e numerosi over 30 e riguarda i soggetti più fragili che hanno più bisogno di assistenza specie psicologica”.
“Si è già dimenticato o volutamente ‘rimosso’ che lo scorso anno sono stati 69 e 84 nel 2022 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario italiano, un numero record da quando si registra il dato (dal 2000) al quale purtroppo ci stiamo avvicinando se non ci saranno misure immediate”.
Quello di Tinti era un suicidio preannunciato. Il giovane aveva ià tentato l’estremo gesto, forse per autolesionismo. Sui social adesso imperversano i commenti, positivi e negativi, dal cordoglio per la perdita di una giovane vita, anche se “estrema”, ad offese del tipo “sembrava un duro con la faccia tatuata, ma non ha saputo resistere al gabbio”.
Fatto sta che quello dei “trapper” è un fenomeno in crescita, e per giunta, un prodotto malsano di questa società dominata da “influencer” negativi ispirati alle gang afroamericane e latinos d’oltreoceano.