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Strategie saudite: meno petrolio

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Arabia Saudita ha rinunciato al piano di incrementare la produzione di petrolio e ha ordinato ad Aramco(società petrolchimica) di mantenere la sua capacità a 12 milioni di barili al giorno e di non portarla a 13 milioni: lo ha annunciato la stessa compagnia petrolifera statale saudita.

“Aramco annuncia di aver ricevuto una direttiva dal ministero dell’Energia di mantenere la sua capacità massima sostenibile (Msc) a 12 milioni di barili al giorno”, invece di aumentarla, si legge in un comunicato.

L’Aramco “aggiornerà le sue indicazioni sul capital spending quando saranno arrivati i risultati annuali per l’intero 2023, in marzo””, scrive il colosso petrolifero. La monarchia saudita, attualmente primo produttore di petrolio al mondo, conta molto sui profitti petroliferi per finanziare il complesso piano di riforme economiche e sociali annunciato dal principe ereditario Mohammed bin Salman (Mbs) che va sotto il nome di Visione 2030 e che ha come focus principale la costruzione di un “futuro post-petrolifero” per il Paese.

L’annuncio, secondo gli analisti, non avrà effetti immediati sulla produzione o l’export petrolifero. Dopo una serie di riduzioni avviate nell’ottobre 2022, l’attuale produzione giornaliera saudita si colloca intorno ai 9 milioni di barili, molto al di sotto della sua capacità di 12 milioni e ovviamente dell’aumento a 13 milioni, oggi sospeso. 

Se gli arabi avessere una vera visione a lungo termine, dovrebbero preoccuparsi della transizione ecologica

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