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Non è ancora arrivato il bonus per le mamme lavoratrici, perchè?

La misura è stata inserita dalla Meloni nell’ultima Legge di Bilancio, nel pacchetto di provvedimenti dedicati alle famiglie: i soldi però sono “bloccati”, almeno per il momento. Per un motivo semplice: l’Inps non ha ancora pubblicato la circolare esplicativa per calcolare il dovuto a partire dal 2 gennaio di quest’anno. Parliamo del bonus mamme lavoratrici 2024, uno sconto fino a 3mila euro all’anno sui contributi previdenziali a carico delle madri lavoratrici dal secondo figlio in poi, senza limiti di reddito. Il vantaggio fiscale massimo dovrebbe essere di poco superiore a 70 euro netti al mese, secondo alcune analisi. In alcuni casi si arriva a 140 euro netti al mese.

La premier Meloni l’aveva definita “la misura più significativa” della manovra.

“Il concetto che vogliamo stabilire è che una donna che mette al mondo almeno due figli, in una realtà in cui noi abbiamo disperato bisogno di invertire i dati sulla demografia, ha già offerto un importante contributo alla società, e quindi lo Stato cerca di compensare pagando i contributi previdenziali”, aveva detto per l’appunto la Meloni. L’esonero, però, non è stato riconosciuto nel primo stipendio dell’anno. A gennaio nessuna lavoratrice con almeno due figli ha visto l’agognato aumento in busta paga. Ma andiamo con ordine.

Il bonus mamme lavoratrici non c’è nello stipendio di gennaio 2024

Nello specifico, il bonus mamme rappresenta una decontribuzione del 9,19% dello stipendio complessivo, corrispondente alla quota di contributi che la madre lavoratrice dovrebbe pagare per il contributo “Ivs” nel settore privato e il contributo “Fap” nel settore pubblico. Il primo si chiama anche contributo “infortuni e vecchiaia” per i lavoratori subordinati, ed è un pilastro della previdenza sociale in Italia: è, in sostanza, una somma di denaro che viene trattenuta automaticamente dallo stipendio mensile del lavoratore dipendente e versata all’Inps. Fap, invece, è l’acronimo di “fondo adeguamento pensioni”, la cui voce in busta paga indica l’ammontare della fonte di pagamento prevista per la futura pensione del dipendente.

Lo sconto viene riconosciuto alle mamme lavoratrici con almeno due figli, che sono dipendenti pubbliche o private e che sono titolari di un contratto a tempo indeterminato (anche part-time). Dal bonus sono così escluse le madri di un solo figlio (anche se disabile, assurdo), le lavoratrici domestiche, le pensionate, le lavoratrici a tempo determinato, le libere professioniste, le disoccupate e anche le collaboratrici occasionali. La durata del beneficio varia in base al numero di figli e alla loro età: per le madri con due figli, l’agevolazione spetta fino al compimento dei 10 anni da parte del figlio più piccolo e solo per il periodo di paga dall’1 gennaio al 31 dicembre 2024. Per le mamme con tre o più figli, invece, il beneficio vale dal 2024 al 2026, fino a quando il figlio più piccolo raggiunge i 18 anni.

Il governo di Giorgia Meloni ha stanziato 450 milioni di euro per l’incentivo. La relazione tecnica alla Legge di Bilancio 2024 stima che siano circa 800mila le donne interessate da questa misura. Nel settore privato le mamme lavoratrici con due figli, di cui uno sotto i 10 anni, sono 571mila, mentre quelle con tre o più figli di cui uno minorenne, sono 111mila. A queste vanno aggiunte le mamme lavoratrici dipendenti del settore pubblico, pari a un quinto di quelle del settore privato.

La circolare dell’Inps

Nonostante l’esonero sia già entrato in vigore, non è stato riconosciuto nella busta paga di gennaio 2024. Tale situazione che ha creato qualche dubbio nelle lavoratrici madri che rientrano nei requisiti del bonus. Cosa sta succedendo? La spiegazione è molto semplice: l’Inps non ha ancora diramato le necessarie indicazioni operative per le aziende. In sostanza, i consulenti del lavoro stanno attendendo la circolare dell’ente previdenziale con le istruzioni per applicare il beneficio in questione. In ogni caso non c’è da preoccuparsi: il beneficio economico, come previsto dall’ultima legge di bilancio, spetta dall’1 gennaio 2024 e quindi nella prima busta paga utile verranno corrisposti anche gli arretrati.

Ci sono sempre “intoppi” e cavilli.

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