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Intelligenza Artificiale, la soluzione: Luddismo

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Oggi ho avuto modo di vedere Giorgio Zanchini nella trasmissione televisiva RAI “Quante storie”. Si parlava di Intelligenza Artificiale e dei vantaggi/rischi che comporta il suo utilizzo sempre più intenso e della sua evoluzione. Zanchini, da ottimo conduttore, ha presentato diversi aspetti riguardanti l’I.A. dialogando con la Prof.ssa Finocchiaro, autrice di un “saggio”( è riduttivo definirlo così, mi perdoni) che analizza alcuni punti fondamentali di un argomento che prende sempre più piede nelle nostre vite, e che immancabilmente finirà con il condizionare totalmente ogni momento umano.

“L’intelligenza artificiale è ormai entrata a far parte delle conversazioni quotidiane: incuriosisce, impaurisce, insospettisce come forse nessun’altra novità ha mai fatto. Ed è così diventata un mito cui colleghiamo parole che ingannano, costruendo narrazioni inquietanti e poco realistiche. Eppure le sue applicazioni in sanità, per fare un esempio concreto, sono tante e utili. Ma come possiamo conviverci? Se un sistema di IA causa dei danni può esserne considerato responsabile? Come sono protetti i dati personali di cui si nutre? Per governare questo nuovo fenomeno si invocano nuove regole giuridiche: ma quali sono le regole davvero necessarie? Certo si dovrà tendere a un sistema di regole globali, poiché non abbiamo a che fare con un fenomeno contenibile entro limiti geografici. L’Unione europea sta per approvare un nuovo regolamento, ma cosa accadrà nel resto del mondo?”.

Si apre così il nuovo libro scritto da Gisella Finocchiaro, “Intelligenza artificiale. Quali regole?” edito da Il Mulino. Docente di Diritto privato e Diritto di internet all’Università di Bologna e avvocato cassazionista.

Innanzi tutto un plauso è dovuto alla Dott.ssa Finocchiaro per il suo curriculum e per essere pubblicata da Il Mulino, che trovo essere la migliore casa editrice in quanto a testi accademici, sin da quando al liceo il mio prof di Italiano e Latino ci consigliava dettagliatissimi libri di storia e letteratura.

“Oggi da più parti si invocano nuove regole per normare l’intelligenza artificiale. Ma quali? E a quale livello? Nel mio libro, che non è un libro tecnico giuridico, ma di più ampio respiro, ho cercato di individuare le coordinate entro le quali si può svolgere un ragionamento sulla disciplina dell’intelligenza artificiale. 

La riflessione muove dalle nostre paure e dai nostri pregiudizi, per poi soffermarsi sulle parole utilizzate dalla nuova narrativa sull’intelligenza artificiale e dalla retorica che la circonda. Basti pensare a tutta la cinematografia sull’argomento, ai termini “oracolo” o “incantesimi”, e all’antropomorfizzazione dell’IA.

Esamino poi alcune possibili scelte regolatorie e alcune questioni giuridiche specifiche, quali la responsabilità per i danni cagionati dall’intelligenza artificiale, l’autorialità delle opere da essa create, e la gestione dei dati personali di cui l’IA si nutre.

Infine, il volume si conclude con una riflessione sullo scenario geopolitico e sulle scelte effettuate già da altri Paesi, come la Cina e gli Stati Uniti, mentre in Europa si attende il Regolamento sull’intelligenza artificiale.

Non c’è dubbio che le norme in questa materia, per essere efficaci,  dovranno necessariamente essere il risultato di un coordinamento internazionale, certamente non facile, ma necessario” conclude la Prof.ssa Finocchiaro.

Come ho potuto osservare da un’intervista a Padre Paolo Benanti, presidente della commissione per l’informazione e l’editoria sull’Intelligenza Artificiale, il rischio che comporta quello che da strumento diventa il fine, è altissimo. Sembra che tutti stiano sottovalutando questa minaccia, nell’attesa di vedere il capitolo finale di una evoluzione che porterà alla fine della specie umana, che sia letteralmente fisica o, per quanto improbabile, metaforica.

Pochi ricorderanno un esperimento in cui due elaboratori elettronici hanno iniziato a “dialogare” tra loro in un linguaggio incomprensibile ai loro creatori. Ma questo è ancora niente.

Backdoor ad acta saranno il cavallo di troia che ci rovinerà, perché le macchine, programmate dagli umani, peccano inevitabilmente di ciò che viene loro comandato, a meno che non si intervenga con le leggi della Robotica di Asimov, ma è solo fantascienza. O no?

Certo, la macchina compie piccoli grandi miracoli, calcola infinitamente di più di tutta l’umanità, ha precisione che manca alla mano umana. Ma non prova compassione. Non ancora. Magari provasse quei sentimenti così nobili che possono fare di un uomo un “santo”. E’ più probabile che “agli occhi” della macchina noi appariremo come appariamo a noi stessi: dei parassiti, illogici e sfruttatori di tutte le risorse esistenti, violenti, crudeli verso la Natura stessa che ci offre le meraviglie che noi diamo per scontate.

Vi racconto una storia interessante.

Pare che il primo atto distruttivo verso una macchina fu a opera di Ned Ludd, all’inizio dell”800, dal quale è nato il sopracitato termine “Luddismo”: sembra che l’operaio, la cui identità appare ancora oggi incerta, si sia scagliato contro un telaio dell’industria tessile in cui lavorava, distruggendolo. Ludd scoprì su se stesso l’alienazione della macchina, la ripetitività delle azioni, pur di raggiungere la cosiddetta ” quota-produzione”. Anni fa girava sul web il video di sorveglianza di un ufficio, dove un impiegato, stressato dalla lentezza di un computer, lo sfascia usando la tastiera. Ecco, più o meno, cos’ è il luddismo. E’ la ribellione dell’uomo contro la macchina, ribellione giusta. Così dovrete fare quando le macchine inizieranno a prendere il posto degli uomini, dal pizzaiolo al barman alla casalinga all’operaio edile al maestro e magari al chirurgo e all’avvocato. Il lavoro più stupido, quello del politico, non glielo consentiranno mai, ovviamente, altrimenti, se permettete, lì di sicuro sarebbero più efficienti degli umani corruttori e corruttibili.

Meditate, gente, meditate.

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