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PIL Italia

Per il Pil italiano le previsioni di Bankitalia e di Confcommercio per il 2024 virano al ribassodimezzando le previsioni di crescita della legge di bilanciocomplicando non poco la gestione dei conti pubblici del governo Meloni, che parte già gravata da un costo di circa 30 miliardi per confermare anche per il 2025 il taglio del cuneo fiscale e l’avvio della riforma fiscale, oltre ai maggiori oneri per interessi sul debito pubblico.

Per Bankitalia «la crescita in Italia è stata pressoché nulla alla fine del 2023, frenata dall’inasprimento delle condizioni creditizie, nonché dai prezzi dell’energia ancora elevati; i consumi hanno ristagnato e gli investimenti si sono contratti. L’attività è tornata a scendere nella manifattura, mentre si è stabilizzata nei servizi; è aumentata nelle costruzioni, che hanno continuato a beneficiare degli incentivi fiscali».

 Bankitalia  prevede che il Pil Italia aumenterà dello 0,6% nel 2024 (rispetto allo 0,7 stimato per il 2023) e dell’1,1% in ciascuno dei due anni successivi. Uno scenario confermato anche dall’Ufficio studi di Confcommercio, che prevede una crescita annua dello 0,7%, mentre «l’obiettivo della Nadef di una crescita del PIL all’1,2% appare piuttosto ottimistico», mentre a gennaio 2024 l’economia rallenta segnando un calo dello 0,1%.

tenere in piedi il Pil Italia nel 2024 secondo Bankitalia sarà il calo dell’inflazione che si è accentuata e si è estesa ai beni industriali non energetici e ai servizi. In dicembre la crescita dei prezzi al consumo si è collocata allo 0,5% (al 3% al netto delle componenti più volatili). Le famiglie e le imprese si attendono un allentamento delle pressioni inflazionistiche nel breve e nel medio termine. Secondo le previsioni elaborate da Bankitalia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema, l’aumento dei prezzi al consumo si ridurrà all’1,9% nel 2024 (dal 5,9% nel 2023), per poi scendere gradualmente fino all’1,7% nel 2026; l’inflazione di fondo diminuirà al 2,2% nell’anno in corso (dal 4,5% nel 2023) e si porterà sotto il 2% nel biennio successivo.

A sostegno dell’economia nazionale l’andamento degli ordini esteri presso le imprese manifatturiere e il corrispondente indice Pmi che continuano a collocarsi su livelli coerenti con una domanda estera debole. Si conferma invece il miglioramento dei tempi di consegna delle merci. Questa tendenza – avverte però l’Istat – potrebbe tuttavia invertirsi se dovessero proseguire gli attacchi alle navi nel Mar Rosso, dove transita quasi il 16% delle importazioni italiane in valore e il 7% delle esportazioni».

Gli analisti di Bankitalia intervengono anche in merito al Piano nazionale di ripresa e resilienza, sottolineando che «la revisione del Pnrr ha ripercussioni anche sul numero e sulla cadenza temporale dei traguardi e degli obiettivi da raggiungere ogni semestre: questi infatti aumentano da 527 a 617 e, rispetto alla precedente versione del Piano, risultano posticipate le relative scadenze (quasi il 30% si concentra nel primo semestre del 2026, l’ultimo periodo di rendicontazione). Dalla rimodulazione dei tempi deriverà una riduzione della quinta e della sesta rata e un incremento complessivo di quelle successive. Allo stesso tempo si registra una parziale riallocazione dell’ammontare finanziato da sovvenzioni verso le rate conclusive».

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