Il 22 febbraio 2022 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale la legge costituzionale 11 febbraio 2022, n.1, quella chiamata “Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente” e la Camera aveva modificato l’articolo 9 e l’articolo 41 della Costituzione. Con questi cambiamenti gli animali “entrano” nella Costituzione Italiana. Ma cosa cambia avendo inserito gli animali in Costituzione? La loro tutela è stata aumentata? In teoria sì, anche se in pratica non molto sembra essere cambiato, anche se si parla spesso dei diritti degli animali nella Costituzione Italiana.
Grazie a questa modifica della Costituzione, il legislatore costituzionale ha riconosciuto il valore importante e fondamentale sia dell’ambiente che degli animali, considerandoli beni costituzionalmente protetti.
Per la prima volta gli animali sono entrati a far parte della Costituzione. E questo in diverse forme: come animali propriamente detti, ma anche come ecosistemi, cioè come biodiversità e come principi fondamentali della Repubblica Italiana.
L’ART 9 DELLA COSTITUZIONE:
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [cfr. artt. 33, 34].
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
Con la modifica apportata, l’art 9 stabilisce la tutela dell’ambiente e degli animali. La prima parte è dedicata proprio all’ambiente, considerato come meritevole di protezione da parte della Repubblica Italiana. In realtà l’Italia si è allineata alla normativa europea. Per esempio, la Carta di Nizza, nota anche come Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea nell’articolo 37 parla proprio della tutela dell’ambiente.
Anche l’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea stabilisce quali siano le politiche comunitarie da adottare in ambito ambientale.
La parte finale si riferisce alle “future generazioni”. Questo perché il legislatore in questo caso ha voluto riferirsi allo sviluppo sostenibile, uno dei cardini del diritto dell’ambiente.
E gli animali? Il testo è chiaro: “La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Si tratta di una misura di civiltà che segue la normativa europea. In questo caso il riferimento è all’articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell’UE, il quale sostiene che “l’Unione e gli Stati Membri devono, poiché gli animali sono esseri senzienti, porre attenzione totale alle necessità degli animali, sempre rispettando i provvedimenti amministrativi e legislativi degli Stati Membri relativi in particolare ai riti religiosi, tradizioni culturali ed eredità regionali. L’importanza di questa norma consiste nel riconoscere dignità agli animali che non vengono più considerati alla stregua di cose”.
Lo Stato può creare leggi per quanto riguarda gli animali, tutti gli animali, non solo di quelli da compagnia, anche di quelli d’allevamento, di quelli selvatici ed esotici.
L’ART 41 DELLA COSTITUZIONE
L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.
L’articolo 41, pone limiti alle iniziative economiche private. In questo caso, i limiti sono stati inseriti anche per quanto riguarda la salute e l’ambiente. L’iniziativa economica privata è libera, ma non può andare contro l’utilità sociale in modo da non causare danni alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana.
Peraltro viene anche specificato che sarà la legge a stabilire i programmi e i controlli necessari affinché l’attività economica pubblica e privata possano essere indirizzate e coordinate per soddisfare fini sociali e anche ambientali.
Importante in questo caso è anche l’ordine con il quale il legislatore ha individuato i limiti. Infatti i primi due limiti menzionati sono proprio la salute e l’ambiente, quindi sottolineando come questi due valori siano primari e devono essere protetti.
Ma le nuove modifiche hanno inoltre un altro significato. L’interesse pubblico prevale su quello privato. In altre parole, permettere a un’attività imprenditoriale di essere svolta liberamente è un conto, ma altro è permettere e tollerare che questa attività inquini più del solito con danni per la Terra, l’ambiente e tutti coloro che ci abitano.
In pratica, cosa cambia? Teoricamente violare i diritti degli animali diventa automaticamente anche una violazione della Costituzione. Ovviamente al momento non sembra essere cambiato molto. Come spiegato da Donatella Bianchi, presidente di WWF Italia, adesso la legislazione futura avrà dei principi a cui ispirarsi, mentre la legislazione passata dovrà adeguarsi.
In questo modo sarà possibile allineare il nostro sistema con quelli europei e internazionali. Ad ogni modo, per rendere concreti questi passaggi, bisognerà procedere a creare un nuovo sistema normativo che tuteli la natura, l’ambiente e gli animali.
Anche Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Enpa(Ente Nazionale Protezione Animali, aveva sottolineato che quando la politica parla di ecologia e ambiente non deve considerare solamente il paesaggio, quindi tutti i progetti devono comprendere anche gli animali. A questo proposito l’Enpa ribadiva la necessità di abolire gli allevamenti intensivi, considerando non solo i discutibili livelli di benessere animale sovente applicati, ma anche il grande impatto ambientale di questi allevamenti (fra consumo di materie prime per i mangimi, consumo di acqua, la produzione di rifiuti ed emissione di gas come anidride carbonica e altri gas serra.)
Ci resta da aspettare e vedere i futuri sviluppi legislativi. Quali saranno queste tutele nei confronti degli animali e dell’ambiente che verranno implementate? Perché per adesso la sensazione è che tutto sia rimasto fermo sulla carta visto e considerato che neanche l’IVA per i prodotti animali è stata abbassata, considerando ancora gli animali come “beni di lusso” e non come elementi che fanno parte della Costituzione Italiana.
INASPRITE LE PENE PER L’ABBANDONO
Stando all’articolo 727 del Codice della Strada, in questi casi la pena prevista è l’arresto fino a un anno e una multa che può oscillare da 1.000 euro a 10.000 euro.
L’approvazione dell’emendamento ha fatto ovviamente esultare i rappresentanti della Lega, che ritengono l’inasprimento delle pene la migliore soluzione possibile per porre un freno a quello che il Carroccio definisce un “fenomeno incivile”, che raggiunge picchi “inaccettabili” soprattutto nei mesi estivi.
L’auspicio di deputati e senatori leghisti, oltre che del ministro Salvini, è che il rischio che possa scattare il ritiro della patente funga da deterrente a questa pratica “barbara, pericolosa e criminale”. Sono proprio i rappresentanti della Lega a sottolineare che questo comportamento non è solo un grosso trauma e un forte pericolo per l’animale, ma scatena un rischio molto elevato anche per gli altri utenti della strada.
L’emendamento approvato in Parlamento è certamente una vittoria per Matteo Salvini, che già lo scorso luglio aveva anticipato quelle che erano le mosse della Lega e del governo Meloni su questo fronte.
La scorsa estate, infatti, Salvini aveva evidenziato che era in corso di valutazione la possibilità di inasprire le sanzioni a carico di chi abbandona animali domestici in strada. Ora non resta che aspettare che il testo diventi legge.
L’emendamento ha riformulato e accorpato una proposta dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente, che vedeva come prima firmataria Michela Vittoria Brambilla di Noi Moderati. “Chi intende macchiarsi di un gesto così odioso, ci penserà due volte”, ha commentato proprio la Brambilla in seguito all’approvazione dell’emendamento.