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Femminicidio di Sofia Castelli

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Il ragazzo dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e premeditazione. Dopo aver rubato le chiavi di casa di lei, la notte del 29 giugno si introdusse nell’abitazione della ex aspettando che tornasse dopo un’uscita con le amiche per compiere il femminicidio.

Questa mattina si è aperto in Corte d’Assise a Monza il processo a carico di Zakaria Atqaoui, 23enne italo-marocchino che ha confessato di aver ucciso la ex fidanzata Sofia Castelli, aggredita a coltellate il 29 luglio scorso, a Cologno Monzese (Milano). 

Il ragazzo dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, con le aggravanti della premeditazione e dell’uso del mezzo insidioso: infatti Atqaoui, dopo aver rubato un mazzo di chiavi,  mentre Sofia, che aveva deciso di troncare definitivamente la relazione con il 23enne per la sua ossessiva mania di controllo, era in discoteca con l’amica si era nascosto nell’armadio del suo appartamento, spiandola sui social in attesa del suo ritorno a casa. Quando la ragazza è rientrata, l’ha colpita e uccisa mentre dormiva con un coltello preso in cucina.

La Procura di Monza, guidata da Claudio Gittardi e Emma Gambardella, ha chiesto e ottenuto il rito immediato. La Corte ha accolto le richieste di costituzione di parte civile da parte dei familiari di Sofia e di Aurora Fiameni, l’amica della vittima, che dormiva nella stanza attigua al momento del delitto. Accolta anche la richiesta di costituzione dell’associazione ‘Casa delle donne maltrattate di Milano’.

In apertura di udienza l’avvocato difensore di Atquoi, Vainer Burani, ha chiesto la perizia psichiatrica per il suo assistito, presente in aula. 

“Vuole chiedere scusa per quanto successo. È un ragazzo in una condizione psicologica difficilmente spiegabile”, ha detto il legale a margine della prima udienza. È possibile che nella prossima udienza l’imputato renda dichiarazioni spontanee: “Nelle quattro o cinque volte che l’ho visto è scoppiato a piangere solo una volta, però era pentito -ha spiegato Burani – si è reso conto molto tempo dopo di quello che è successo e di quello che ha fatto”. 

Secondo il legale, il delitto è un “fatto abnorme che presuppone di valutare qual era lo stato d’animo di Atqaoui e la capacità di intendere e di determinarsi, non fosse altro per la contestazione che gli fanno sulla premeditazione”.  Per Burani “anche su questo c’è necessità di capire e solo la perizia ci può aiutare a capire”. La perizia psichiatrica quindi, secondo il legale, è necessaria per “capire lo stato d’animo di Atqoui in tutta questa vicenda, più che un esame dei testimoni che potrebbero dire solo quello che hanno visto”.

Come Impagnatiello, prima accoltellano a morte le loro donne e poi chiedono scusa, o magari chiedono la perizia psichiatrica.

Questo gran gentiluomo aveva persino rubato le chiavi e si era nascosto nell’armadio. Se questa non è premeditazione, ditemi cos’è.

Atquoi poteva farsene una ragione sulla fine della relazione con la povera Sofia, e vivere calmo e pacifico per conto suo, magari trovando un’ altra ragazza e vivere una sana e genuina storia d’Amore. Ma l’Amore, per lui, era solo possesso del corpo e dell’anima, credendosi superiore, proprietario dell’altra. No, caro Zakaria, le cose non vanno in questo modo; bisogna rispettare le scelte e accettarle, così come va. Anche io ho lasciato e sono stato lasciato. Ma pazienza, doveva andare cosi, adieau. Fa male in ogni caso, certo, ma la vita è fatta anche di questo, e alla fine è meglio aver amato e perduto l’amore che non aver amato affatto. Tu hai amato? Penso proprio di no, altrimenti non ti saresti infilato infilato in un armadio, nemmeno per farle uno scherzo. Ma tu lo scherzo glielo hai fatto, e fatale.

Donna Vita Libertà.

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