Di recente non si parla d’altro che dei media e di come questi stiano influenzando la nostra vita.
Anni fa, ero ragazzo, trovai in edicola uno di quei simpatici libriccini, “100 pagine- mille lire” della casa editrice Newton Compton. L’autore era Oscar Wilde, “Aforismi”. Rimasi colpito da uno de suoi aforismi che recitava: “Parlate bene di me, parlate male di me, purché lo facciate” ed ancora: ” C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare” . Pensai che Wilde avesse previsto l’importanza della notizia, e ancor più della fama che questa comporta conseguentemente. Anni dopo l’artista poliedrico Andy Warhol affermò “Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti“. Si riferiva per lo più alla televisione, vero emblema dei media, calderone di tutto e di tutti. E aveva ragione, anche se non aveva previsto come Wilde oltre 100 anni prima, l’avvento del web, questa rete che peggio di una spadara raccoglie indiscriminatamente tutto ciò che l’oceano ha in grembo.
E proprio come una immensa rete da pesca, internet raccoglie tutto.
Ora, se per ipotesi i due artisti fossero vissuti nel nostro tempo, sarebbero stati dei grandissimi comunicatori, avendo colto l’immensa potenzialità che i mezzi di comunicazione/informazione offrono, a cominciare dalla radio e dalla televisione, passando per la stampa ed infine con internet.
Gli antichi Romani dicevano “in medio stat virtus“(nel mezzo, inteso come punto di misurazione, sta la virtù), ma oggi si dovrebbe dire ” non stat in media”, in quanto il “mezzo” (inteso qui come strumento)si è fuso con lo scopo in un amorfo Leviatano che fagocita qualsiasi cosa abbia a tiro. E le persone si offrono volontariamente, sacrificando la loro stessa immagine e dignità per un po’ di visibilità del tutto effimera. Non solo, stiamo assistendo a quei fenomeni, che sono inevitabile corollario di internet, quali circhi mediatici e gogne mediatiche. Non è mia intenzione “fare nomi”, ma vi illustrerò alcuni casi recentemente saliti alle cronache per la loro tragicità.
Che la pubblicità sia l’anima del commercio è un fatto assodato. Ma che la pubblicità sia ingannevole, il più delle volte, è ancor più vero. Una ristoratrice è morta, e pare per suicidio, dopo che “il popolo del web” le si era ritorto contro a seguito di una “falsa” recensione su un sito di gradimento di ristorazione, facendo leva sul sentimento( più che giusto) di tolleranza e inclusione verso categorie “protette”. Diciamocelo apertamente, se fossero state vere le sue intenzioni, sarebbe da biasimare, ma ancor più da biasimare l’incredibile astio di massa che genera tale episodio, e per contro, odio anche verso la giornalista che ha scritto su di lei in merito al post tanto contestato; così , per un caso diverso ma sempre visualizzato su internet ,la “bravata” ingiustificabile (stupidità adolescenziale)della ragazzina che ha dato un calcio ad un gattino che stava per i fatti suoi a osservare curioso i pesci rossi in una fontana pubblica, facendolo annaspare quindi nell’acqua, e conseguentemente morire per il freddo; la ragazzina ha sbagliato, certamente, ma il “popolo del web” le ha augurato di morire, inveendo alla sua persona nei modi più orribili e incivili.
Non voglio difendere nessuno né giustificare comportamenti di un tipo o dell’altro, né tanto meno accusare. Voglio solo farvi rendere conto che stiamo incappando in un ouroburo, un serpente che insegue la sua stessa coda, e che prima o poi questo meccanismo “morboso” non farà altro che metterci gli uni contro gli altri, infinitamente più di quanto non facessimo prima dell’avvento di internet. Non penso che il matematico Alan Turing avrebbe contribuito alla nascita dell’Informatica cosi come la conosciamo se avesse previsto l’uso sconsiderato che ne è seguito.
Le notizie si accavallano tra vere e false, e non si distinguono nemmeno più le une dalle altre, dando modo a terrapiattisti no vax e altri complottisti lunari lunatici( come ho scritto in un precedente articolo sulle minacce ricevute dal Dott. Bassetti) di imperversare usando computer grafica e altri mezzi pur di avere ragione su quanto assurdamente affermano.
Il regista Orson Welles negli anni ’30 del secolo scorso portò alla Radio il racconto fantascientifico di H.G.Wells “La guerra dei Mondi” dove i Marziani attaccavano la Terra. Tale fu la bravura del conduttore radiofonico nel raccontare “come una vera cronaca in stile giornalistico” l’opera fantastica, da scatenare il panico in tutti gli ascoltatori degli Stati Uniti i quali credettero ad una vera invasione extraterrestre. Il regista stesso fu accusato di aver scatenato il panico volontariamente. Questo sarebbe , a livello di media, il primo caso di Hoax(“bufala”), ossia Fake News(false notizie).
Stiamo sbagliando, stiamo percorrendo una strada rovinosa suggeritaci da un navigatore satellitare impazzito.
Peggio ancora con la sempre più precisa e dettagliata Intelligenza Artificiale il rischio di diventare succubi delle notizie, da virtuale si fa pericolosamente concreto, con la possibilità di sostituire l’umano con l’algoritmo e fargli dire e mostrare cose a nostro malsano piacimento.
Le Istituzioni non hanno controllo su questa baraonda di dati e di utenti, e se l’avessero, ne farebbero, per il principio del “hic manebimus optime”(qui ci stiamo bene) un uso di sicuro orwelliano.
Già, stavo dimenticando uno dei profeti dei media per eccellenza: George Orwell, l’autore del romanzo fantascientifico “1984”, dove in un distopico(non proprio) futuro, tutti sono spiati dal Grande Fratello, dittatore omnisciente, proprio perché, come ho letto nella presentazione di un simulatore video della Williams Enterntainment inc/Midway :” there is no knoweldge that is not power”( non c’è conoscenza che non sia potere), anche se la frase è stata estrapolata da una citazione del poeta e filosofo americano Ralph Waldo Emerson.
I precedenti sull’uso e abuso della notizia, del “dato” si fanno innumerevoli, col tempo, sin da quando l’uomo ha fatto suo il concetto di informazione. Ma ora, dove non possiamo vivere senza TikTok Fb IG Google X e tutte le altre piattaforme digitali, la situazione non solo diventa più complessa, ma più pericolosa. Potremmo, paradossalmente, rischiare guerre o peggio per una notizia che diventa “virale”, ed infatti ci infetta (scusate il gioco di parole).
Non mi sento di essere il promotore di alcuna iniziativa né il paladino di qualcosa che a me stesso sfugge. Il sottoscritto usa internet per informare, con la coscienza di cercare sempre fonti attendibili, di correggere eventuali errori e di informare per il bene di tutti, perché l’informazione, a mio avviso, deve essere libera ma coerente, rispettando tutti secondo un’etica universalmente accettabile e deve essere in ultimo, alla portata di tutti, affinché l’uso logico che ne dovrebbe conseguire coinvolga gli utenti nella formazione di un pensiero critico intelligente, ma soprattutto, umano.
Non voglio tediarvi ulteriormente, ma da utente, come voi, dei mezzi di informazione( che sono anche comunicazione, NdR) vedo un rischio che tutti stiamo sottovalutando per inerzia o per semplice ottusa apatia. Rischiamo di non distinguere il bene e il male, di credere nella menzogna e negare la verità, di cadere letteralmente nel pensiero unico o in tante frammentazioni che ci fanno comodo, per un motivo o l’altro. Stiamo attenti a ciò che vediamo e sentiamo, ma anche a ciò che facciamo, che pensiamo. L’Hagakure, antico manuale dei samurai, consigliava diversi “respiri” prima di prendere una decisione. Aiuta, provateci.
Scritto con le mia mani, senza intelligenza artificiale, con pazienza e col freddo invernale,
Nicola Gallo.