Prezzi del petrolio in salita: il mercato teme un’escalation delle tensioni in Medio Oriente in seguito agli attacchi aerei degli Stati Uniti e del Regno Unito contro i ribelli Houthi nello Yemen, che potrebbero portare a interruzioni nelle forniture di petrolio. Il Brent sale del 3,19% a 79,88 dollari al barile avvicinandosi alla soglia degli 80 dollari mentre i future sul WTI segnano un rialzo del 3,37% e passano di mano a 74,45 dollari al barile.
Nella notte, Stati Uniti e Regno Unito hanno effettuato attacchi aerei contro i ribelli Houthi in Yemen, che da settimane stanno intensificando gli attacchi alla navigazione nel Mar Rosso in “solidarietà” con i palestinesi di Gaza, un territorio devastato dalla guerra tra Israele e Hamas. In una dichiarazione congiunta, Washington, Londra e otto loro alleati, tra cui l’Australia, il Canada e il Bahrein, hanno sottolineato che l’operazione, condotta in un contesto di alta tensione regionale, è finalizzata alla “de-escalation” e al “ripristino della stabilità nel Mar Rosso”.
Salgono così le preoccupazioni sul potenziale impatto che un conflitto più ampio in Medio Oriente avrebbe sulle forniture di petrolio dalla regione, in particolare quelle che si muovono attraverso il critico Stretto di Hormuz.
“Se gran parte dei flussi attraverso lo Stretto di Hormuz venisse interrotta, l’impatto sui mercati del gas sarebbe fino a tre volte superiore a quello degli shock dei prezzi del petrolio degli anni ’70 e più del doppio di quello della guerra in Ucraina, con conseguenze sulle catene di approvvigionamento e sui livelli delle scorte già fragili”, ha dichiarato a Reuters Saul Kavonic, analista energetico di MST Marquee.
Alcune navi hanno rinunciato a usare il trasponder di segnalazione, ma il rischio resta altissimo.
Adesso dobbiamo ringraziare pure gli yemeniti per i rialzi dei prezzi.
(Fonte:AGI)