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Guerra Israele – Hamas : aggiornamenti

Joe Biden e Benjamin Netanyahu hanno “parlato” per telefono e hanno discusso degli sviluppi della guerra a Gaza. La telefonata fra i due è giunta all’indomani dell’adozione della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che ha chiesto più aiuti per i civili nella Striscia di Gaza ma non una tregua, risoluzione che è passata con l’astensione di Stati Uniti e Russia. Ed è giunta nel giorno in cui il Wall Street Journal ha pubblicato una ricostruzione che riguarda proprio Biden e Netanyahu: secondo fonti ben informate, pochi giorni dopo l’assalto di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele, l’11 ottobre, il presidente Usa convinse il premier israeliano a fermare un attacco preventivo contro le forze di Hezbollah in Libano, avvertendolo del fatto che questo attacco avrebbe potuto scatenare una guerra regionale più larga.

La ricostruzione del WSJ è stata smentita dall’ufficio di Netanyahu, che ha definito l’articolo «errato». Secondo la ricostruzione del WSJ, gli aerei da guerra israeliani erano in volo in attesa di ordini quando Biden parlò con Netanyahu e gli disse di riflettere sulle conseguenze di un’azione di quel tipo. «Israele aveva informazioni di intelligence, che gli Stati Uniti hanno ritenuto inattendibili, sul fatto che assalitori di Hezbollah si stavano preparando ad attraversare il confine nell’ambito di un attacco su più fronti», riporta il WSJ. Ma l’ufficio di Netanyahu ha fatto sapere che «già il primo giorno di guerra, il primo ministro Netanyahu ha deciso che Israele avrebbe lavorato prima per ottenere una vittoria decisiva a sud (Gaza ndr.), mentre avrebbe scoraggiato un attacco a nord (Libano)» e che «questa politica è stata adottata dal gabinetto di guerra».

Nuovi raid di Israele hanno continuato a infierire su Gaza nelle ore successive alla riunione del Consiglio Onu: sono 76, tutti membri di una stessa famiglia allargata, i palestinesi rimasti uccisi in un attacco aereo che ha colpito venerdì sera un edificio di Gaza City. La Protezione Civile della Striscia, che lo ha riferito, ha fatto sapere che fra le vittime ci sono anche donne e bambini. Mentre un attacco sul campo di Nuseirat, nel centro della Striscia, ha colpito la casa di un giornalista di una tv locale, Mohammed Khalifa, uccidendo lui e almeno altre 14 persone.

Inoltre è giunta una minaccia da parte dell’Iran: se gli Usa e i loro alleati dovessero «continuare a commettere crimini» a Gaza, «i sostenitori di Israele dovrebbero aspettarsi presto la chiusura del mar Mediterraneo, dello Stretto di Gibilterra e del resto dei corsi d’acqua», ha detto il vice comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, Mohammad Reza Naghdim, senza però spiegare come una tale chiusura verrebbe ottenuta. L’Iran non si affaccia sul mar Mediterraneo e non è chiaro come le Guardie rivoluzionarie possano chiuderlo, ma Naghdi ha parlato della «nascita di nuove forze di resistenza», sottolineando che il Mar Rosso «si è trasformato in un incubo per Israele e gli Stati Uniti».

L’Idf (Ministero della Difesa di Israele)intanto, ha riferito di avere ucciso in un raid su Rafah Hassan al-Atrash, responsabile della fornitura e della produzione di armi per Hamas, oltre che del contrabbando di armi da vari Paesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. E ha aggiunto di avere arrestato nell’ultima settimana oltre 200 militanti di Hamas e della Jihad islamica e di averli portati in Israele per interrogatori, una dichiarazione giunta dopo le notizie palestinesi di retate su larga scala di adolescenti e uomini da case, rifugi e ospedali nel nord di Gaza.

Le Brigate Al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno fatto sapere che «a causa dei bombardamenti» di Israele sono stati «persi i contatti con il gruppo responsabile di cinque ostaggi» israeliani e hanno aggiunto che sospettano che i prigionieri siano rimasti uccisi in uno dei raid: hanno fornito i nomi di 3 degli ostaggi – Haim Gershon Peri, Yoram Etak Metzger e Amiram Israel Cooper; comparivano in un video che il 18 dicembre scorso era stato diffuso dalle Brigate Al-Qassam con il titolo «Non fateci invecchiare qui», in cui gli ostaggi chiedevano alle loro famiglie e al governo israeliano di non abbandonarli.

Qualcuno passerà il Natale sotto i bombardamenti.

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