Emessa la sentenza nel processo d’appello sull’episodio verificatosi a Galatina il 9 febbraio scorso. Confermata la responsabilità dell’imputato per il reato di tentato omicidio. Ma la Corte non ha riconosciuto la recidiva e ha alleggerito la pena (che era stata di 7 anni) inflitta in primo grado.
Galatina(Lecce). Ha retto l’accusa di tentato omicidio, ma questa volta non è stata riconosciuta la recidiva, così l’imputato ha potuto ottenere una condanna più bassa: da sette anni (inflitti in primo grado) a cinque di reclusione.
Si è chiuso così il processo d’appello per Rocco Indraccolo, il 46enne di Galatina responsabile del ferimento con un coltello di un compaesano di 54 anni, avvenuto in casa del primo, il 9 febbraio scorso.
Inizialmente indagato a piede libero, l’uomo fu poi arrestato su ordinanza di custodia cautelare, e durante l’interrogatorio di garanzia davanti alla Giudice Silvia Saracino, rese la propria versione dei fatti.
La dinamica secondo l’imputato
Raccontò di aver trovato un messaggio SMS sul telefonino della convivente inviato da un numero non salvato in rubrica e di aver telefonato a quel numero dall’utenza della donna per chiedere spiegazioni su un eventuale tradimento. Dall’altra parte della cornetta, una voce gli avrebbe risposto così: “A casa stai? Vengo, preparati la tomba”. Giunto così nella sua abitazione, il 54enne non avrebbe esitato ad alzare il coltello contro di lui, sebbene un paio di fendenti sarebbero finiti prima su un tavolino di plastica posizionato all’ingresso. Sempre, stando alla ricostruzione della difesa, durante la colluttazione, proseguita fuori dall’abitazione, Indraccolo sarebbe riuscito a bloccare il braccio della vittima ma il coltello, che era ancora nelle sue mani, sarebbe affondato per due volte, una delle quali in modo più lieve, nel fianco della stessa. Insomma, secondo la sua ricostruzione, le coltellate non furono volontarie e poiché il “rivale” sarebbe comunque riuscito ad alzarsi e ad andare via, avrebbe sottovalutato l’entità delle ferite, non allertando né i soccorsi né i Carabinieri.
Alla difesa, rappresentata dagli avvocati Carlo Gervasi e Mario Stefanizzi, che aveva provato a ottenere la riqualificazione del reato da tentato omicidio a lesioni, non rimarrà che il ricorso in Cassazione, non appena saranno depositate le motivazioni del dispositivo (entro i novanta giorni).
Seguiremo lo sviluppo di questo tentato omicidio dalla dinamica complicata.