Home Cronaca Soumahoro, moglie e suocera a processo nell’inchiesta cooperative

Soumahoro, moglie e suocera a processo nell’inchiesta cooperative

119
0

Il capo d’ imputazione da cui dovranno difendersi i sei imputati riguarda una presunta evasione fiscale da ben 2,17 milioni di euro nelle controllate dalla cooperativa madre ” Karibu “.

La moglie e la suocera del deputato Aboubakar Soumahoro, Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo, sono state rinviate a giudizio nell’ambito della tranche di indagini che le vede coinvolte per reati fiscali legati alla gestione di cooperative di supporto ai migranti.

E’ l’esito dell’udienza che si è tenuta presso il Tribunale di Latina. Altre quattro le persone sono rinviate a giudizio.

Sono sei quindi i rinvii a giudizio per lo scandalo delle coop per l’assistenza dei migranti dove, per due imputati, è stata disposta un’ulteriore udienza in quanto “irreperibili” in quella odierna. Mentre il processo inizierà, davanti al giudice monocratico di Latina, Simona Sergio, il 24 gennaio del 2024, per gli “irreperibili” ne è stata fissata un’altra, sempre davanti allo stesso magistrato il prossimo 26 aprile del 2024.

Il GIP ha dunque accolto la richiesta della Procura. Murekatete e Mukamitsindo erano già state raggiunte, assieme a un altro parente, da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nell’ambito dell’altro spezzone dell’inchiesta in cui si indaga per frode nelle pubbliche
forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale e auto-riciclaggio. L’indagine della Procura di Latina riguarda la gestione dei fondi pubblici da parte delle cooperative che si occupano di migranti nella provincia Pontina.

Secondo la Guardia di Finanza, l’indagine avrebbe portato alla luce un vero e proprio «sistema fraudolento» che tra il 2017 e il 2022 avrebbe dirottato per acquisti personali il denaro destinato alle casse delle cooperative di supporto ai migranti che operano nel basso Lazio. Mentre i migranti, secondo gli inquirenti, vivevano invece in condizioni di assoluto degrado e in edifici del tutto fatiscenti. Una struttura criminale a conduzione «familiare» in cui il ruolo di Mukamitsindo e Murekatete, secondo l’impianto accusatorio, era centrale. Nei loro confronti i P.M. di Latina contestano operazioni contabili irregolari, finalizzate ad evadere le tasse anche mediante false fatture.

Nella richiesta di rinvio a giudizio i magistrati pontini definiscono «spregiudicata e opaca» la gestione dei fondi: il sospetto è che venissero utilizzati anche per l’acquisto di abbigliamento di lusso, gioielli e sedute dall’estetista. Murekatete, difesa dall’avvocato Lorenzo Borrè, ha sempre respinto le accuse di aver utilizzato i fondi pro-migranti delle cooperative per acquistare oggetti voluttuari. «Quegli acquisti non li ho effettuati io, non ho mai avuto in uso carte di credito della cooperativa», ha detto Murekatete in dichiarazioni spontanee davanti al GIP nel novembre scorso aggiungendo che «gli unici pagamenti da lei effettuati sono stati gli stipendi, più le spese per acquistare il cibo per gli ospiti della struttura».

Il lavoro degli inquirenti ha fatto emergere «tutte le disposizioni bancarie prive di congrua giustificazione causale e comunque per finalità diverse da quelle alle quali era preposta la Karibu», una delle coop coinvolte. Fondi inviati all’estero con «casuali risibili – afferma il giudice – probabilmente per giustificare ipotetici progetti fuori dall’Italia, non previsti dalle convenzioni». In totale la cifra trasferita oltre confine si attesta sui 472.909 euro. Talvolta le operazioni «sono giustificate con la voce “rimborso spesa anticipato” per somme mai anticipate dal beneficiario dell’accredito».

«Un quadro allarmante di distrazioni patrimoniali – scrive il GIP nell’ordinanza di custodia cautelare – idonee a svuotare» la cooperativa capofila «Karibu (anche per il tramite della Jumbo Africa – soggetto giuridico fittizio) e portarla allo stato di insolvenza, dichiarato con sentenza del Tribunale di Latina del maggio 2023».

La prima udienza del processo è stata fissata per il 24 gennaio. «La mala gestione è emersa grazie alle denunce del sindacato UilTucs di Latina nella persona di Gianfranco Cartisano, che ha assistito i lavori dipendenti della cooperativa e del consorzio rimasti per mesi senza retribuzione –dicono in una nota gli avvocati che rappresentano la UilTucs, Avvocati Giulio Mastrobattista e Atena Agresti –. Nel corso del processo il sindacato UilTucs di Latina ed i singoli lavoratori, costituitisi parti civili, avranno modo di dimostrare il danno patrimoniale e non conseguente ai reati tributari contestati agli odierni imputati».

Che “Abu” non sapesse degli affari di moglie e suocera, è da accertare. La vicenda va avanti da più di un anno, rasentando il ridicolo, se non fosse per le tragiche condizioni in cui versavano i migranti ospiti di queste strutture. “Abu” stesso, per giustificare il lusso della moglie, con borse da decine di migliaia di euro, si giustificava in TV accampando uno stupidissimo “diritto all’eleganza”. Magari, da parlamentare( con rischio di decadimento per altri motivi) avrebbe potuto proporlo, questo “diritto all’eleganza” come articolo extra in Costituzione.

Se non fosse per la sua pigmentazione epidermica, l’avremmo visto arrossire davanti all’evidenza. E comunque, di certo non è un bell’esempio, visto che con uno solo di questi capi griffati in possesso della moglie avrebbe aiutato concretamente i braccianti sfruttati o i migranti in condizioni di assoluta necessità. Non è mia intenzione fare il polemista, ma vedendo i diversi servizi televisivi a lui dedicati da “Striscia la Notizia” dubito che nessuno di noi italiani possa accedere a un mutuo di centinaia di migliaia di euro così come ha potuto “Abu”.

Spero che questo caso non finisca nel dimenticatoio, sia per una questione di legalità sia per una questione puramente etica e comportamentale, perché a mio vedere, sembra che l’integrazione sia più che italiana, soprattutto nel malcostume.

Lungi da me qualsiasi sospetto di razzismo, perché siamo tutti fatti della stessa materia delle stelle. E’ solo una questione di comportamento, soprattutto per chi ricopre una veste pubblica cosi importante. Che siano bianchi gialli verdi o blu non ha importanza. Quello che conta è il pensiero, la coerenza, e l’agire. Sempre per il bene di tutti.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui