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Bankitalia taglia la stima del Pil 2024 a +0,6%, +0,7% nel 2023. Inflazione sotto il 2% nel 2024

Proiezioni macroeconomiche per l’Italia elaborate dagli esperti della Banca d’Italia con dati sul Pil e l’inflazione.

Dopo il lieve aumento nei mesi estivi, le informazioni congiunturali più recenti segnalano che il PIL avrebbe ristagnato nel trimestre in corso. Il prodotto tornerebbe a espandersi dall’inizio del prossimo anno, sostenuto dalla ripresa del reddito disponibile e della domanda estera. In media annuale il PIL aumenterebbe dello 0,7% nel 2023, dello 0,6% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025 e nel 2026. Le stime sono contenute nelle Proiezioni Macroeconomiche per l’Italia elaborate dagli esperti della Banca d’Italia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema.

Rispetto alle proiezioni pubblicate in ottobre la crescita del PIL è rivista al ribasso nel 2024 (era a +0,7%), “in linea con i segnali di una più prolungata debolezza congiunturale”, e al rialzo nel 2025, “principalmente per effetto delle ipotesi desunte dai mercati finanziari di tassi di interesse lievemente più contenuti lungo l’orizzonte di previsione”.

Il panorama, secondo Bankitalia, è circondato “da un’incertezza elevata, con rischi per la crescita orientati prevalentemente al ribasso. Il contesto geo-politico rimane uno dei principali fattori di instabilità, da cui possono scaturire nuovi rincari delle materie prime e un deterioramento della fiducia di famiglie, imprese e investitori. Rischi non trascurabili sono anche connessi con l’evoluzione dell’attività economica globale, che potrebbe risentire in misura maggiore delle difficoltà dell’economia cinese e dell’incertezza legata alle tensioni internazionali. Il prodotto potrebbe inoltre essere frenato da un più forte peggioramento delle condizioni di finanziamento, anche in connessione con una maggiore rischiosità dei prenditori”.

Il quadro macroeconomico, secondo il documento, “risente dell’irrigidimento delle condizioni monetarie e creditizie per imprese e famiglie conseguente al forte rialzo dei tassi di interesse di politica monetaria. Lo scenario incorpora gli effetti della manovra di bilancio per il 2024-26 e l’utilizzo dei fondi europei nell’ambito del programma Next Generation Eu, sulla base delle informazioni più aggiornate relative al Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Nell’arco del periodo in osservazione, rilevano gli esperti di Palazzo Koch, i consumi delle famiglie si espanderebbero a tassi lievemente superiori a quelli del Pil nel corso del prossimo triennio, beneficiando del recupero del potere d’acquisto delle famiglie. In dettaglio , viene stimato un incremento dell’1,3% quest’anno, dello 0,9% il prossimo, dell’1,2% nel 2024 e dell’1,1% nel 2026.

L’occupazione, in forte aumento nel 2023, continuerebbe a crescere, sebbene a ritmi pari a circa la metà di quelli del prodotto. Il tasso di disoccupazione scenderebbe lentamente portandosi al 7,4 per cento nel 2026, dopo aver segnato il 7,7% nel 2024 e il 7,6% nel 2025.

Gli investimenti, al contrario, rallenterebbero marcatamente, frenati nel settore privato dal rialzo dei costi di finanziamento, da condizioni più rigide di accesso al credito e dall’esaurirsi degli effetti legati agli incentivi al settore edilizio. Per contro, aumenterebbe l’impulso derivante dagli interventi del PNRR. La previsione è di una contrazione dello 0,1% nel 2024, di un aumento dell’1,5% nel 2025 e di uno del’1,8% nel 2026.

Le esportazioni si espanderebbero in linea con l’andamento della domanda estera, con un incremento del 2,1% l’anno prossimo, del 3% nel 2025 e del 3,2% nel 2026. Le importazioni crescerebbero in misura lievemente inferiore, per via della debolezza della spesa per investimenti in beni strumentali, caratterizzati da un elevato contenuto di prodotti importati.

Prosegue la frenata dell’inflazione, destinata a scendere sotto il 2% già nel 2024 e a mantenersi sotto tale soglia per tutto il prossimo triennio. La stima è contenuta nelle Proiezioni economiche per l’economia in Italia elaborate dalla banca d’Italia che ha rivisto in netto ribasso le previsioni di ottobre. In particolare, la crescita dei prezzi al consumo, dopo aver segnato un 6% nella media di quest’anno, si attesterebbe all’1,9% il prossimo (contro il +2,4% previsto a ottobre), all’1,8% nel 2025 (contro il +1,9%) e rallenterebbe ancora all’1,7% nel 2026. Il taglio, spiega Palazzo Koch, è giustificato da “una più rapida discesa dei corsi energetici e un più forte rallentamento della componente di fondo evidenziato dagli ultimi dati”. 

Nel complesso, la discesa dell’inflazione riflette “principalmente il netto ridimensionamento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti intermedi, solo in parte compensato dall’accelerazione delle retribuzioni (previste in aumento di circa il 3,5 per cento all’anno in media nel triennio 2024-26). L’inflazione di fondo si ridurrebbe più lentamente, coerentemente con una trasmissione graduale dei minori costi degli input intermedi ai prezzi finali”.
Anche i rischi vengono definiti “più bilanciati” rispetto a quelli che circondano la crescita.  “Pressioni al rialzo”, afferma Bankitalia, “potrebbero provenire da nuovi aumenti dei prezzi delle materie prime. Per contro, la possibilità di un deterioramento dello scenario internazionale e di un impatto più marcato della restrizione monetaria rispetto a quanto stimato nello scenario di base potrebbero tradursi in un andamento più contenuto di salari, margini di profitto e inflazione al consumo”.

Questo è il rapporto stilato da Bankitalia. Discesa dell’inflazione, incremento esportazione, rallentamento investimenti, occupazione in salita, consumi maggiori.

 

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