TIRANA . L’Albania sospende (per quanto?) l’intesa con l’Italia sui migranti. La ratifica dell’accordo sottoscritto da Giorgia Meloni ed Edi Rama, prevista per oggi, 14 febbraio 2023, nel Parlamento di Tirana, è stata sospesa dalla Corte Costituzionale albanese, che ha accettato di esaminare due ricorsi presentati dall’opposizione.
Tutto è rimandato alla sentenza di merito, che dovrà arrivare entro tre mesi. Palazzo Chigi ha registrato questo passaggio scegliendo di non commentare una decisione tecnico-giuridica di un Paese terzo (quindi non politica). E in ogni caso è emerso che non c’è alcuna preoccupazione su eventuali ritardi sulla messa in atto del memorandum.
Il protocollo siglato lo scorso novembre, che prevede tra l’altro la creazione di due centri di accoglienza e rimpatrio sul suolo albanese, ma finanziati e gestiti dall’Italia, ha creato duri scontri tra maggioranza e opposizione sia a Roma (dove deve ancora arrivare in aula per la ratifica) che a Tirana.
Nella capitale albanese, il centrodestra, avversario dell’esecutivo socialista, è arrivato al più alto tribunale per denunciare un meccanismo di cooperazione che sarebbe in contrasto con la Costituzione nazionale e con le convenzioni internazionali alle quali il Paese aderisce.
Nei due ricorsi presentati alla Corte – uno avanzato dal Partito democratico guidato dall’ex ministro dell’Interno ed ex sindaco di Tirana Lulzim Basha, l’altro da 28 deputati legati all’ex premier ed ex presidente Sali Berisha – è stato affermato che il protocollo con l’Italia porterebbe l’Albania a rinunciare di fatto alla sua sovranità, e in ogni caso per far passare questo accordo sarebbe necessaria l’autorizzazione del Presidente della Repubblica.
Giunge quindi un primo pronunciamento della Corte costituzionale. Non nel merito, ma sulla legittimità dell’intesa. La presidente Holta Zaçaj, infatti, ha spiegato che “il collegio dei giudici ha considerato che i ricorsi presentati rispettano i criteri richiesti, ed ha deciso di esaminarli in seduta plenaria”.
A questo punto, le procedure parlamentari per la ratifica dell’accordo vengono sospese fino a quando gli alti magistrati non si esprimeranno con una sentenza. Che secondo la legislazione nazionale deve arrivare entro tre mesi dalla data di presentazione del ricorso. Entro il 6 marzo 2023.
La prima seduta è prevista per il 18 gennaio. Fonti di Palazzo Chigi, interpellate sulla questione, hanno fatto sapere di non temere ritardi nell’attuazione del protocollo. L’esecutivo, comunque, ha l’appoggio da Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione, nella lettera inviata ai 27 sullo stato dei lavori sulla migrazione, ha definito l’intesa Italia-Albania “un modello” a cui guardare.
Un “esempio di pensiero fuori dagli schemi, basato su un’equa condivisione delle responsabilità con i Paesi terzi in linea con gli obblighi previsti dal diritto dell’Ue e internazionale”, ha dichiarato, secondo quanto è emerso da fonti europee.
Giorgia Meloni, dopo la firma con Rama aveva parlato di un’Italia “pioniera”, di un “accordo innovativo” e di un “esempio da replicare”. In Italia, invece, lo stop temporaneo arrivato da Tirana ha provocato una nuova alzata di scudi dell’opposizione.
“Questo governo vince qualunque premio in giro per l’Europa e a livello internazionale. Ma in incompetenza e inadeguatezza”, ha detto il segretario Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. Tuttavia, Palazzo Chigi fa sapere di voler andare avanti.
Cosa farà Giorgia Meloni? Sembrava questa intesa una intesa storica, anche se paradossale, per certi versi.
Di fatto i flussi non si fermano.