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L’abisso di Alfredo Zenucchi, che ha ucciso la moglie: siti, tatuaggi satanisti, investimenti falliti. Lui: «Voglio rivederla per l’ultima volta».

La cugina di Rossella Cominotti riferisce sul cognato: «Un infame». Zenucchi ha giustificato così il tatuaggio con una stella rovesciata, la scritta inneggiante al demonio e il numero della bestia 666: «Roba vecchia, non sono uno sfegatato satanista».

Sul fianco destro un pipistrello, sul collo un cerchio con all’interno una stella e un altro ancora, alla base del collo: una stella rovesciata, la scritta inneggiante al diavolo e il numero della bestia 666. Tatuaggi che rimandano a Satana così come i siti che seguiva su Facebook: da «Aforismi Satanici» a «Angel’s White’s and Black ‘s Warrior’s» (blog personale, 1.274 follower) , siti che evocano angeli e demoni, teschi, sangue e vampiri.

«Quella roba qui risale a vent’anni fa, quando mi sono interessato a qualcosa, ma non sono uno sfegatato satanista». Alfredo Zenucchi l’ha spiegata così all’avvocato Alberto Rimmaudo, che ieri è andato a parlargli nel carcere di Massa, trovandosi di fronte «un uomo stanco, provato, sicuramente arrabbiato per non essere accanto a sua moglie». Davanti al legale, l’uomo accusato di aver ucciso sua moglie Rossella Cominotti si è levato la maglia, gli ha mostrato i tatuaggi. «In camera da letto non è stato trovato nulla che facesse pensare a riti satanici», ha precisato l’avvocato. Al quale Zenucchi ha mostrato l’elenco delle «cose» che gli hanno ritirato all’ingresso del penitenziario dove dalla notte dell’8 dicembre è in isolamento, guardato a vista.

L’uomo si è messo a scorrere la lista, ha puntato il dito sulla fede nuziale. «Ci tenevo moltissimo — ha detto—, perché ci sono incisi il nome di mia moglie e la data del nostro matrimonio». Una cerimonia semplice, il 9 marzo scorso nel municipio di Bonemerse, il paese dove a gennaio di quest’anno Zenucchi aveva rilevato l’edicola «Il Cartolaio Matto», mettendoci tutti i soldi che aveva.

Doveva essere l’inizio di una nuova vita con Rossella, lasciandosi dietro un passato tra droga e comunità di recupero. Dopo il diploma di terza media Zenucchi si era messo a lavorare nelle fabbriche tessili della zona, come il padre, deceduto nel 2000. «Le amicizie sbagliate, ho cominciato con le canne poi mi sono stordito con la droga e sono finito nelle comunità», ha spiegato. «Ha girato molte strutture che consentono il reinserimento nel mondo del lavoro», ha aggiunto l’avvocato. L’ultima è stata la cooperativa Il Cerchio di Cremona. «Faceva l’operaio e si occupava di facchinaggio — ha raccontato Alessandro Portesan, ex direttore de “Il Cerchio Med”—. Era assolutamente tranquillo, mai uno screzio, una discussione anche con i colleghi. Lavorava con impegno. La notizia mi ha lasciato senza parole».

Con la droga, Zenucchi non aveva di fatto chiuso. «Non sono un tossicodipendente, la questione della comunità fa parte del passato. Ma quando mi va di farlo, mi faccio. Ho da sempre lo stesso pusher».Forse lo stesso che gli ha venduto l’eroina. Nell’interrogatorio, Zenucchi ha raccontato che lui e Rossella se l’erano iniettata intramuscolo «fino al 2 dicembre». Uno dei loro tentativi di uccidersi dopo la «fuga» da Bonemerse, dalla rivendita di giornali «che doveva essere una sorta di rinascita insieme al matrimonio. Invece, è stato un brusco risveglio”. Zenucchi ha fatto cenno al fatto che “si era fidato di alcune persone quando ha rilevato l’edicola e di essersi infilato in questa storia», ha detto il legale.

Un uomo, Zenucchi, bollato su Facebook come «infame verme» da Nicoletta Belletti, cugina di Rossella: «La giustizia per Rossella noi la dobbiamo urlare. Lei non aveva nessuna intenzione di uccidersi».

Alfredo, parlando con l’avvocato, si è ricordato di due particolari specificati nella lettera-testamento trovata nella camera d’albergo, ovvero «di non volere nessun funerale e di essere cremati». All’avvocato ha fatto una richiesta: rivedere per l’ultima volta Rossella prima che chiudano il feretro. La donna che ha ucciso a rasoiate alla gola.

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