Il 2023 segna il superamento, di fatto,del reddito di cittadinanza, con un’iniziativa del governo Meloni che, introducendo nuovi meccanismi di inclusione al lavoro e di sostegno per i più deboli, ha “archiviato “mandato in panchina” quella che era stata la misura- vessillo del Movimento 5 Stelle.
A fornire alcune cifre che rendono nota la scarsa efficacia del reddito è stato, in un’intervista a la Repubblica, Vincenzo Caridi, dal 2022 Direttore Generale Inps. «Dall’aprile 2019 a oggi sono stati spesi circa 34 miliardi per un importo medio mensile a famiglia di 540 euro al mese». Alla domanda su cosa non sia andato come doveva invece andare, Caridi risponde: «Il collegamento con le politiche attive. Le agevolazioni all’assunzione dei percettori non hanno superato i 1.500 contratti dal 2019 a oggi. Le nuove misure incideranno di più, grazie a Siisl (sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa). L’incrocio tra domanda e offerta di lavoro sarà sempre più efficiente e supportato dall’intelligenza artificiale».
Numeri, questi, che sollevano di certo reazioni politiche. Secondo il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, le cifre che sono state fornite «evidenziano chiaramente quale sia stata la disastrosa portata del reddito di cittadinanza nella sua funzione di inserimento al lavoro. A fronte di solo 1.500 contratti incentivati, la spesa di questa misura è costata ben 34 miliardi di euro allo Stato italiano. E visto che la matematica Anno Quando è stato introdotto il reddito di cittadinanza che chiude i battenti quest’anno non è un’opinione, ogni posto di lavoro ci è costato più di 22 milioni di euro. Un inaccettabile sperpero di risorse pubbliche quello voluto dal Movimento 5 Stelle e dal suo presidente Conte».
Ancora dalla maggioranza, il presidente dei deputati di Forza Italia, Paolo Barelli, dichiara : «Forza Italia ha sempre sostenuto che il reddito di cittadinanza andasse superato, perché nella sua formulazione originale non è stato efficace nell’inclusione al lavoro e peraltro ha messo molte persone in condizione di non lavorare e di alimentare il nero». E ancora aggiunge: «Ben altra cosa è aiutare le fasce più deboli e gli inabili al lavoro, come facciamo tramite l’assegno di inclusione. Così come riteniamo necessario l’innalzamento delle pensioni minime. Cosa che, anche questa, abbiamo iniziato a realizzare». Alle riflessioni fatte dal centrodestra, contro-ribatte il Movimento 5 Stelle, con la senatrice Elisa Pirro, che definisce «parziali e fuorvianti» i numeri forniti da Caridi, ma tuttavia «testimoniano alla perfezione la mala gestione dei Centri per l’Impiego ad opera delle Regioni, guidate nella stragrande maggioranza dei casi dal centrodestra». Argomento molto “sentito” dal Movimento 5 Stelle, quello delle ruolo delle regioni.
In realtà, le criticità riguardo la misura sono state molteplici, a fronte di un meccanismo di inclusione al lavoro il cui malfunzionamento è stato certificato da tempo. E’ il dato Inapp (Istituto nazionale analisi politiche pubbliche) diffuso lo scorso anno, prima delle elezioni politiche, in base al quale solo il 4% dei percettori che hanno trovato posto di lavoro lo avrebbe fatto tramite centro per l’impiego (il resto attraverso classici canali “tradizionali”). Poi si presenta il rapporto, in parte ricordato da Caridi, del mancato incontro tra domanda ed offerta. Qui si pone, ad esempio, il “cervellone” informatico promosso dall’ex presidente Anpal Mimmo Parisi, che avrebbe dovuto far fronte allo scopo, mai entrato a sistema. Così come i Puc, Progetti di Utilità Collettiva che i Comuni avrebbero dovuto attivare per coinvolgere i percettori, messi in campo solo in una piccolissima percentuale. Per non parlare poi della lunga serie di truffe eclatanti ed indebite percezioni da parte di chi, vive alla grande. L’ultima vicenda un paio di giorni fa, in Puglia: all’interno di un’inchiesta su assunzioni fittizie di braccianti sono stati scoperti 53 beneficiari dell’assegno privi di titoli per riscuoterlo. Casi diversi tra loro, situazioni diverse tra loro ma che messi insieme testimoniano il malfunzionamento del reddito e di come sia stato utili per pochi, ma inutilissimo per l’Italia.
Personalmente ritengo che per alcuni sia stata una boccata d’aria vera e propria, anche se a conti fatti non ha funzionato nel dare lavoro. Per altri è stato un surplus e una ghiotta occasione di truffa.
(Fonte: il Tempo)