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Economia: dati

Ddl Capitali slitta a gennaio. Bonus ipo verso la proroga

Slitta a gennaio il disegno di legge che dispone interventi a sostegno della competitività dei capitali e che contiene una delega al governo per la riforma organica del Testo Unico della Finanza. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il provvedimento non riuscirà ad approdare all’Aula di Montecitorio entro la fine del 2023. Forse l’esecutivo non vuole mettere troppa carne al fuoco o impegnarsi in una corsa contro il tempo, che è assorbito tra Legge di Bilancio, discussioni sul Patto di Stabilità Ue e Pnrr. Oppure, con pensiero previdente, il governo Meloni sta conservando uno spazio di manovra per apportare le eventuali modifiche al ddl che si rendessero necessarie a seguito del parere (non legato a vincoli) richiesto alla Bce sugli articoli 20 e 21.

Patuelli (Abi): l’inflazione è già al2%, ora ragionare su tagli dei tassi

“È arrivato il momento di ragionare sulla riduzione dei tassi di interesse. La mia idea è che dopo aver ragionato sulla non ulteriore crescita dei tassi, oggi dobbiamo cominciare a riflettere sulla riduzione dei tassi di interesse”. Il monito alla Bce, affinché si persuada che il momento di iniziare a ridurre i tassi dopo le pause rispetto a nuovi incrementi decise nei mesi scorsi, è giunto ieri dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, in occasione dei “Colloqui dell’economia” organizzati dalla Camera di Commercio di Firenze in collaborazione con IlSole24Ore Radiocor. Secondo il presidente dell’Associazione bancaria, la Bce dovrebbe tenere conto dell’andamento di progressiva riduzione dell’inflazione degli ultimi mesi fino al significativo dato di novembre, quando la stima flash di Eurostat ha fotografato l’andamento del caro vita nell’eurozona in progresso del 2,4 per cento. “Il 2,4% significa che siamo all’obiettivo del 2% di inflazione che le banche centrali perseguono con la politica monetaria”, ha chiosato Patuelli.

Berlino chiede più rigore su deficit e debito e mette all’angolo l’Italia

“Così non basta”. La frase che il ministro delle finanze tedesco, Christian Lindner, ha fatto recapitare a tutti gli altri 26 Stati membri dell’Ue, è stata proprio questa. La mediazione sulla riforma del Patto di Stabilità non convince Berlino. Il governo del Cancelliere Scholz vuole più garanzie. Sul percorso di rientro dal deficit e soprattutto da quello per il debito. E non ne vuol sentire parlare di “scorporo” di alcune spese strutturali come quelle riguardanti le opere del Pnrr e su cui l’Italia aveva avanzato una precisa richiesta. Insomma, la riunione dell’Eurogruppo e dell’Ecofin (cui partecipano i ministri dell’Economia dell’Unione) rischia di diventare l’ennesimo insuccesso. Le vecchie regole della governance economica europea tra tre settimane torneranno in vigore ma un’intesa per cambiarle appare ancora molto lontana. La linea tedesca, che fino a qualche settimana appariva isolata, adesso sta raccogliendo molti più consensi del previsto.

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