La riforma fiscale rilancia la consulenza giuridica da parte del fisco.
Secondo la legge delega 111/2023, infatti, in alternativa agli interpelli, l’Agenzia delle entrate dovrà fornire consulenza giuridica ai contribuenti. La disposizione che prevede la disciplina di questo nuovo istituto è collocata nella parte relativa alla revisione dello statuto dei diritti del contribuente (legge n.212 del 2000) e deve pertanto ritenersi che tale previsione sia a totale vantaggio di quest’ultimo.
I decreti attuativi, stando al testo della legge delega in commento, dovranno pertanto disciplinare l’istituto della consulenza giuridica, distinguendolo dall’interpello, prevedendone i presupposti, le procedure applicative e gli effetti. Il tutto in un contesto nel quale dall’introduzione di questo nuovo istituto non ne derivino nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. L’introduzione di questo nuovo canale privilegiato di interlocuzione diretta fra il fisco e i contribuenti, deve essere letta, a parere di chi scrive, in combinazione con le disposizioni della legge delega, introdotte durante l’iter di conversione in legge, che prevedono il rafforzamento delle attività di specializzazione e di formazione continua del personale dell’amministrazione finanziaria, anche queste da realizzarsi senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Attualmente l’ordinamento tributario prevede già una serie di fattispecie che vengono inquadrate dall’amministrazione finanziaria come attività di consulenza giuridica (c.d. interpello di secondo livello). Si tratta cioè di tutte quelle situazioni nelle quali, a differenza dell’interpello che è finalizzato alla soluzione di casi concreti e personali, vengono trattati i corretti trattamenti fiscali di fattispecie riferite a problematiche di carattere generale, prospettate anche nel corso di attività di controllo o in sede di esame di istanze di rimborso o di autotutela, da soggetti che possiamo definire “istituzionali”, quali: altri uffici dell’amministrazione finanziaria, associazioni sindacali e di categoria, ordini professionali, etc.
La competenza a trattare queste istanze di consulenza giuridica, si legge sul sito internet dell’Agenzia delle entrate, “.. è attribuita alle Direzioni regionali e alla Divisione Contribuenti in ragione della rilevanza territoriale del soggetto richiedente (regionale o nazionale)”. L’istanza di consulenza giuridica non prevede particolari formalità. Può essere redatta in carta libera e non è soggetta al pagamento dell’imposta di bollo. Può essere presentata a mano o mediante spedizione in plico raccomandato con avviso di ricevimento, alle Direzioni regionali o alla Divisione Contribuenti in base al rispettivo ambito di competenza sulla base di quanto previsto nella circolare n. 42/2011. Per come delineato dalla legge delega di riforma fiscale, l’istituto della consulenza giuridica da parte dell’amministrazione finanziaria, dovrebbe dunque evolversi dall’attuale ambito, piuttosto limitato e ristretto, per divenire una sorta di alternativa al diritto di interpello utilizzabile dalla generalità dei contribuenti. Interpretando altre parti della delega fiscale è probabile attendersi anche l’introduzione di forme semplificate di esercizio della consulenza giuridica quali l’utilizzo di appositi canali web o applicazioni telematiche dedicate. L’amministrazione finanziaria si candida dunque al ruolo di consulente giuridico dei contribuenti. Ma resta da capire come si potrà dar vita ad una tale attività, così complessa e articolata, senza oneri da parte delle finanze pubbliche.
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