La brusca frenata sul taglio delle addizionali di benzina e diesel ha portato i prezzi nuovamente alle stelle: in modalità servito si arriva adesso quasi a 2 euro al litro. Le ragioni sono solo in parte legate al conflitto in Ucraina, ma c’entra anche l’aumento di valore del Brent.
L’effetto dello stop al taglio delle accise inizia a farsi sentire: i prezzi dei carburanti sono in aumento, sia in modalità self-service che servito.
Lo dimostra il picco dei prezzi: la benzina in self-service supera quota 1,8 euro mentre il gasolio vola verso 1,87. Praticamente a 2 euro, invece, il servito: poco sotto la benzina (1,95 euro/litro), già oltre il gasolio (2,02 euro/litro).
Alle conseguenze dell’addio al taglio delle accise si aggiunge il rialzo dei listini di fine 2022, che ha portato a un aumento di circa 2 centesimi al litro. Dal primo gennaio 2023 si è perciò tornati al ripristino delle aliquote precedenti al 21 marzo 2022, il che si traduce in un incremento di 18,3 centesimi al litro su benzina e diesel e di 3,4 centesimi al litro sul Gpl.
PERCHÉ I PREZZI SONO AUMENTATI? – Solitamente attribuiamo le cause dell’aumento dei prezzi della benzina e del gasolio alla guerra in Ucraina. Tuttavia, il costo del carburante era aumentato già prima del 24 febbraio 2022: a determinarlo infatti era stato l’aumento del prezzo del Brent, il petrolio estratto nel Mare del Nord. Dopo alcuni alti e bassi tra il 2021 e il 2022, l’anno in corso potrebbe essere quello della definitiva risalita.
PERCHÉ NON È STATA RINNOVATA LA MISURA? – Il governo ha poi scelto di non confermare il taglio delle accise per questioni di budget, oltre che per scelte politiche, che hanno portato a privilegiare altri interventi. È infatti un provvedimento costoso: per coprire lo sconto da marzo a dicembre ci sono voluti circa 7 miliardi di euro. Inoltre, va considerato come il prezzo del petrolio sia sceso rispetto ai picchi del governo Draghi.