Slitta di un giorno, a giovedì alle 8, l’approdo della Manovra in Aula alla Camera.
Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo a causa dei ritardi nei lavori in commissione Bilancio che, al settimo giorno di lavoro, ha concluso l’esame degli emendamenti e dato il mandato ai relatori. Dopo la discussione generale, poi il governo porrà la fiducia che si voterà venerdì dalle 11. Dopo la pausa di Natale l’esame lampo del Senato prima del 31 dicembre. Sui tempi era arrivato l’ultimatum del Tesoro: “Se il Parlamento non cambia il testo, per il Mef va benissimo quello approvato in Cdm, con l’eccezione della riformulazione sul Pos”. Norma sui Pos che viene di fatto soppressa, col ritorno delle multe per gli esercenti che rifiutano di accettare pagamenti con carte e bancomat. Nel testo non entrerà lo scudo penale per i reati fiscali, annuncia il relatore Pella, di Forza Italia, e le opposizioni cantano vittoria. Intanto arriva una nuova stretta al Reddito di cittadinanza: non dovrà più essere “congrua” la prima offerta che, se rifiutata, fa perdere il diritto al sussidio. A lavori ormai conclusi si scatena la bagarre in Aula a causa di un emendamento sull’abbattimento dei cinghiali.