Una prolungata situazione di tensione nei mercati finanziari”, dovuta all’instabilita’ politica, puo’ “determinare una perdita di Pil, nel biennio 2022-2023, di circa sette decimi di punto percentuale a livello nazionale. Nel Sud, la perdita di Pil arriverebbe all’1%, mentre nel resto del Paese risulterebbe piu’ contenuta, arrestandosi allo 0,6%”. E’ quanto rileva la Svimez nelle anticipazioni del Rapporto 2022. Le “tradizionali” preoccupazioni sulla tenuta dei nostri conti pubblici, spiega la Svimez, “sono state accompagnate dai timori che il tempo necessario per le nuove elezioni politiche e la formazione del nuovo esecutivo possa rallentare il rigido cronoprogramma su cui e’ basata la piena implementazione del Pnrr”. Per la Svimez “e’ importante dare continuita’ al Pnrr per colmare i divari sui diritti di cittadinanza: nelle infrastrutture scolastiche e nei ritardi e divergenze nei sistemi produttivi”. Inoltre lo studio sottolinea come il meccanismo “competitivo” di allocazione delle risorse agli enti territoriali responsabili degli interventi abbia mostrato diverse criticita’: “Mettere in competizione gli enti locali ha allontanato il Pnrr dal rispetto del criterio perequativo, che avrebbe dovuto orientare la distribuzione territoriale delle risorse disponibili, per andare incontro all’obiettivo di riequilibrio territoriale”, viene sottolineato.
Nel 2022 il picco dell’inflazione dovrebbe interessare in maniera piu’ marcata il Mezzogiorno: 8,4% contro il 7,8% nel Centro-Nord. E sempre al Sud si stima un piu’ lento rientro sui livelli precedenti lo “shock Ucraina”. E’ quanto rileva la Svimez nelle anticipazioni del Rapporto 2022 in cui e’ previsto, nel biennio 2023-2024, un crollo dei consumi al Sud. Quest’anno il Pil nel Mezzogiorno crescera’ del 2,8%, ma si riapre la forbice Nord-Sud con la frenata di consumi e investimenti dovuti alla guerra, che indebolisce anche la ripresa nazionale: il Centro-Nord crescera’ del 3,6% mentre il Pil italiano e’ stimato in crescita del 3,4%.
Fonte: Ottopagine