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Lavoratori dipendenti sempre più poveri, la pandemia ha aggravato e ridotto i salari

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Diseguaglianza retributiva e ricorso (ancora) «rilevante» alla cassa integrazione fra le «eredità» del Covid-19, nel nostro Paese: la distribuzione dei redditi tra i dipendenti, infatti, si è «ulteriormente polarizzata» nel 2021, visto che «una quota crescente di lavoratori» percepisce un salario «inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza», mentre a godere di ammortizzatori sociali sono stati 3 milioni (per un importo di circa 10 miliardi), e «le giornate di malattia hanno segnato il culmine a gennaio 2022», giungendo a quasi 30 milioni, riferiti a più di 3 milioni di addetti assenti per infezione, o quarantena.

E, prima ancora che scoppiasse la pandemia (l’ultima rilevazione è del 2019), l’attività «sommersa» nella Penisola era pari al 12,5% di quella totale: lo scorso anno il tasso di occupazione ha raggiunto il 60% (inferiore di 10 punti percentuali dall’obiettivo europeo), pari a oltre 25,6 milioni di persone, e colpisce come la fruizione dei congedi parentali sia ancora «fortemente diseguale» nella coppia, giacché li richiede «solamente il 19% dei padri».

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