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Crisi d’impresa nelle mani del fisco

L’impresa che non ha pagato anche solo 5 mila euro del debito iva del primo trimestre 2022 deve adeguarsi o valutare se è in crisi. Lo prevedono i nuovi avvisi di compliance che l’Agenzia delle entrate sta recapitando agli imprenditori.

Avere un debito Iva dichiarato e non versato, maggiore a 5 mila euro, infatti, fa presumere l’esistenza di possibili sintomi di crisi d’impresa con la conseguente necessità che l’imprenditore debba rivolgersi alla camera di commercio per farsi nominare l’esperto negoziatore. E’ quello che sta succedendo in questi giorni a seguito delle comunicazioni di irregolarità inviate dall’Ade ai titolari di partita Iva che non hanno integralmente pagato il debito risultante dalla dichiarazione periodica (lipe) presentata il 31 maggio scorso.

Il caso

Un contribuente, piccola società uninominale, si è visto recapitare la comunicazione con cui l’Ade lo informa che dal riscontro della liquidazione Iva (con debito dichiarato di 13.173,37, indicato nel rigo VP14 co.1), l’importo versato è di soli 6.600 euro, così lasciando in arretrato un importo di euro 6.573,37, superiore, cioè, di 1.573,37 euro alla soglia limite imposta dall”art. 30 sexies. Il contribuente è stato “gentilmente” ammonito che “la segnalazione è effettuata per consentire di intercettare precocemente eventuali segnali di squilibrio economico/finanziario che potrebbero determinare una situazione di crisi d’impresa, e valutare se ricorrono i presupposti per chiedere l’attivazione della procedura di composizione negoziata disciplinata dagli articoli 2 e seguenti del dl 118/2021 convertito in legge 147/2021”. Si tratta, cioè della Composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa (Cnc) che prenderà il posto dei sistemi di allerta del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (Ccii, dlgs14/2021).

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