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17,4 milioni di imprese italiane pendenti presso Agenzia delle Entrate

Sono 17,4 milioni le imprese italiane che hanno pendenze con l’Agenzia delle entrate/Riscossione.

Buona parte di loro saranno in pratica costrette a saldare il loro debito per non essere costrette ad avviare la composizione negoziata della crisi d’impresa.

E per coloro che hanno debiti con Inps e Inail vale lo stesso discorso: per i debiti oltre le soglie di tolleranza (può bastare un debito scaduto di soli 5 mila euro o il 15% delle imposte dovute entro l’anno) il rischio è infatti quello di vedersi arrivare una gentile letterina con l’invito ad attivare la conciliazione negoziale.

Un invito al quale non sarà tanto facile resistere perché la mancata attivazione comporta responsabilità pesanti per collegio sindacale e amministratori.

I sindaci scriveranno quindi all’imprenditore chiedendo cosa sta facendo per evitare la crisi d’impresa. Quindi, o si apre la composizione negoziata o si saldano i debiti.

La scelta è obbligata per la maggior parte delle aziende perché se si va in composizione negoziata, l’unico beneficio è la rimessione delle sanzioni, ma il debito fiscale o contributivo va comunque saldato per intero. Di fatto, per non finire nel tritacarne, conviene pagare. Il dilazionamento del pagamento di imposte e contributi smette quindi di essere un anomalo strumento di gestione della liquidità aziendale (come è di fatto utilizzato da molti anni per un numero enorme di imprese), con la conseguenza, più che probabile, di provocare una reazione che finirà per innescare ritardi nei pagamenti sempre maggiori per i fornitori. La liquidità che deve essere versata all’erario o agli enti di previdenza, da qualche parte deve pur essere recuperata.

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