Continua a perdere pezzi il Pd regionale. Dopo le dimissioni di Leo Annunziata del 21 marzo scorso non si è riusciti a tovare l’’acordo sul suo sostituto: l’ipotesi Stefano Graziano (che piace anche al governatore De Luca) non trova una larga maggioranza. E ora arrivano le dimissioni di un pezzo significativo dell’assemblea, il deputato sannita Umberto Del Basso De Caro.
Un gesto di rottura che rappresenta anche una strigliata al segretario nazionale Enrico Letta che sinora ha temporeggiato nel risolvere il rebus Campania.
E non è finita, perché alle dimissioni di De Caro ne seguiranno altre a breve, i delegati a lui vicini, circa una ventina.
Del Basso De Caro ha firmato ieri una lettera di dimissioni lunga due pagine inviata al presidente dell’assemblea regionale del Pd Nicola Landolfi, a Giosuè Starita, che guida la commissione regionale di garanzia, e a Silvia Velo, numero uno della commissione di garanzia nazionale.
«Dallo scorso 21 marzo Annunziata ha rassegnato le irrevocabili dimissioni dalla carica di segretario regionale. Dal giorno successivo forse non sarebbe stato inutile promuovere una discussione sul partito regionale, sul suo grado di autonomia, sulla totale inesistenza degli organismi, convocati una sola volta in 39mesi, più in generale sulla conclamata inadeguatezza di un gruppo dirigente chiamato ad esercitare un ruolo di supplenza, piuttosto che di iniziativa politica».
«Nessuno si è fatto carico di fare sintesi – aggiunge deputato beneventano – di ricercare soluzioni condivise, di superare divisioni artificiosamente create per perpetuare la “conventio ad excludendum” che è stata la cifra del Pd campano in questi anni».
Anche Gennaro Oliviero da tempo condivide dubbi e perplessità di De Caro e sarebbe in procinto di dimettersi: se anche il presidente del consiglio regionale dovesse lasciare, l’assemblea potrebbe non avere più i numeri per reggere, il che porterebbe il Pd dritto al commissariamento.
lo scorso 28 aprile, il segretario nazionale Enrico Letta nella sua visita napoletana aveva detto: «O decide l’assemblea o decidiamo noi». Da Roma non sono arrivate decisioni, l’assemblea invece potrebbe arrivare a sciogliersi costringendo la segreteria nazionale ad intervenire.
Gli attuali aventi diritto al voto, infatti, sono 127, da ieri 126, ma il numero legale è 120, perché è la metà più uno dei componenti effettivi dell’assemblea. In pratica se altri 5 decideranno nelle prossime ore di lasciare lo scranno, il Nazareno dovrà solo commissariare.
Fonte: Ottopagine