Dicono che finalmente si farà la riforma della giustizia. Dicono che è la volta buona. Non come negli ultimi trent’anni che era sempre la volta buona ma poi non lo era mai. Dicono: «Accelerare i tempi dei processi». E poi: «Evitare la politicizzazione delle toghe». E poi: «Ripristinare la fiducia dei cittadini». Dicono sempre le stesse cose e dicono che non bisogna dubitare. Che ora tutto cambierà. E io ci credo, per carità. Però…
Il giudice tributario? È pignorato dal fisco.
Non è uno dei colmi che recitavamo da bambini, come quello del pizzaiolo che ha la figlia capricciosa o quello dell’idraulico che non capisce un tubo. No: il giudice tributario pignorato dal fisco è una realtà. Stiamo parlando di Raffaele Di Ruberto, foggiano, 55 anni, membro della commissione tributaria di Latina, uno di quelli chiamati a giudicare sui contribuenti che non assolvono i loro doveri con il fisco. Peccato che, stando alle carte, nemmeno lui assolva i suoi doveri con il fisco: risulta infatti aver accumulato, nel corso degli anni, un debito con lo Stato di ben 130.000 euro. Sia chiaro: le carte ufficiali non sempre sono aggiornate, magari nel frattempo lui ha ripagato fino all’ultimo centesimo. O ripagherà presto. Oppure farà ricorso in Cassazione e vincerà. Ma il dubbio resta: può essere serena nel giudicare i rapporti tra cittadini ed erario una persona alla quale il medesimo erario sta chiedendo 130.000 euro?