L’operazione superbonus, partita male, sta proseguendo peggio. Con il governo alla disperata ricerca di rimedi per arginare i problemi che lui stesso, con la scelta assurda di un credito d’imposta del 110%, ha creato. L’ultima trovata, il divieto di cedere dei crediti d’imposta più di una volta per arginare un altissimo rischio di frodi e di riciclaggio quantificato dal governo nell’ordine di miliardi di euro, sta gettando nel panico il settore edilizio e quello finanziario ad esso collegato. Perché è evidente che senza una filiera in grado di assorbire quantità enormi di crediti d’imposta (nell’ordine di decine di miliardi di euro), l’operazione superbonus si arena immediatamente, ben prima delle scadenze di legge (più volte modificate, tanto per non dare troppi punti di riferimento sicuri al settore delle costruzioni). Ma questa filiera è stata effettivamente costruita in una ventina di mesi, e ora rischia di essere smantellata con un colpo di penna da un legislatore che non sembra essere in grado di valutare le conseguenze dirette dei suoi stessi atti.
È abbastanza evidente che, dietro la copertura ideologica dell’efficientamento energetico, si è in realtà messo in cantiere da parte dei due governi guidati da Conte, un’operazione finalizzata all’acquisto di facile consenso elettorale a spese dell’erario, senza valutarne troppo le conseguenze. Una volta che il superbonus è entrato a regime e ha mostrato le sue potenzialità (positive e, soprattutto, negative), il ministero dell’economia ha prima cercato di imbrigliarlo con una serie di appesantimenti burocratici, controlli, limiti, scadenze. Poi, resosi conto dei buchi che si stavano creando nelle finanze pubbliche, avrebbe voluto bloccarlo, ma non è stato politicamente in grado di farlo per l’opposizione soprattutto del Movimento5stelle, che considera questa riforma una sua bandiera e non può permettersi di ammainarla prima delle prossime elezioni politiche. Quindi, non potendo frenare la macchina, si è cercato di metterle sabbia nel motore, riuscendoci alla perfezione.
Italia Oggi