Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria. Ed è stato scelto proprio questo giorno perché è quello in cui, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa, hanno liberato il campo di concentramento di Auschwitz. Svelando al mondo intero l’orrore di quanto stava accadendo nel cuore dell’austera Europa.
Seminare memoria per estirpare odio e violenza. Questo sono le pietre d’inciampo che anche in Italia, finalmente, cominciano a essere compagne dei nostri passi in tante vie e piazze. Le ha volute l’artista tedesco Gunter Demning, quando nel 1992 posò i primi blocchetti che ricordano ebrei, zingari, omosessuali e dissidenti vittime del nazismo.
Negli anni, le stolpersteine sono diventate più di 80mila in circa 2mila città e l’Europa tutta, dalla Russia alla Spagna, dalla Grecia alla Lituania, è memoria a cielo aperto perché, ricordando le parole del Talmud, “Una persona viene dimenticata solo quando è dimenticato il suo nome”.
Le pietre d’inciampo sono migliaia di nomi di vittime della persecuzione nazi-fascista, perseguitate per le loro idee politiche, la loro religione, il loro orientamento sessuale o il colore della pelle, portate a morire nei campi di concentramento. Leggere i loro nomi nelle nostre città è un atto di fede nel futuro perché non succeda mai più, perché odio e violenza siano banditi anche dal vocabolario. In questi giorni, in occasione del Giorno della Memoria, centinaia di nuove pietre d’inciampo rendono più ricche, più vive città e paesi.