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NELLA CRISI ANCHE LE PENSIONI

Niente rivalutazione del montante contributivo per chi andrà in pensione l’anno prossimo. Lo si legge in una nota del ministero del lavoro dell’11 ottobre, in cui si comunica il valore da utilizzare per rivalutare i montanti contributivi delle pensioni che avranno decorrenza a partire dal 1° gennaio 2022. Il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale (Pil), nei cinque anni precedenti il 2021, è risultato pari a -0,000215. Pertanto, il coefficiente di rivalutazione risulta pari a 0,999785 (arrotondato a 1). Ma, siccome la vigente normativa (art. 5, legge n. 109/2015), stabilisce che il tasso non possa essere negativo, verrà utilizzato un valore neutro, pari ad uno, e la mancata svalutazione (pari a -0,000215) sarà recuperata sulla prima rivalutazione positiva utile. Per la cosiddetta clausola di salvaguardia. Per farla breve, si tratta del primo effetto della pandemia che ha ridotto drasticamente il prodotto interno lordo nell’anno 2020. In sostanza, i lavoratori che andranno in pensione dal 1° gennaio 2022 non subiranno alcuna svalutazione del montante contributivo accreditato al 31 dicembre.

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