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ERDOGAN: QUANTO ANCORA GLI SARA’ CONCESSO FARE, PER IL BENE DELL’UE?

Fonte episodio Spuntnik Italia e The Vision

l presidente turco Recep Erdogan ha commentato le parole pronunciate dal premier italiano Draghi, che aveva definito Erdogan un “dittatore” in un discorso su Sofagate con Ursula Von der Leyen la scorsa settimana. “La dichiarazione del Primo ministro italiano è il culmine della maleducazione e avventatezza. In un momento in cui speravamo in migliori relazioni turco-italiane, Draghi, purtroppo, ha inferto un duro colpo alle nostre relazioni”, ha commentato il presidente turco.

Il “Sofagate”

“Non sei stato eletto, ma nominato per l’incarico. Prima di definire Erdogan in questo modo, dovrebbe conoscere la storia del tuo Paese, ma non l’hai fatto, come possiamo vedere. Continueremo a servire il nostro popolo con il potere che ci hanno dato. Pertanto, non è nemmeno necessario pensare a ciò che il Primo Ministro italiano ha e non ha detto. Continueremo il nostro lavoro“, ha concluso Erdogan.

Il “Sofa Gate”

In precedenza, durante una conferenza stampa, il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva espresso il suo pensiero sull’atteggiamento tenuto dal presidente turco nell’incontro con i leader UE Charles Michel e Ursula Von der Leyen, definendolo “non appropriato”, in particolare per la mancanza di rispetto mostrata alla presidente della Commissione Europea, costretta a stare in piedi.

Per Draghi, Erdogan aveva umiliato la Von der Leyen.

Sì, perchè infatti la maleducazione è proprio questa: chiamare le cose con il proprio nome.

Erdogan è un dittatore, ma “serve”, Draghi, meglio non poteva esprimersi, e non credo che sia stato il primo a definirlo in tal senso, anche perchè tirarsi fuori dalla Convenzione di Instabul, ha dimostrato ben altre qualità del leader turco: sessismo e maschilismo.

Il “Sultano” turco e la sua politica della democrazia

Già nel 2015 Erdogan in Turchia era impegnato ad arrestare migliaia di oppositori e a cambiare la Costituzione per aumentare il potere di cui oggi dispone. La traiettoria autoritaria di Ankara era insomma già evidente.

Il trattamento riservato a Von Der Leyen il 7 aprile scorso mette in luce tutta la subalternità dell’Ue verso un interlocutore che fa quello che vuole dentro e fuori la Turchia, perché ritenuto indispensabile alle politiche, imprescindibili per Bruxelles, di respingimento e di contenimento dei migranti. 

Lo strapotere di Erdogan

Contrariamente a Draghi, Erdogan ha ricevuto l’avallo popolare anche nell’ ultimo voto del 2018, e le modifiche alla Costituzione sono state approvate (51,4%) nel referendum del 2017.

Quello che la Turchia però non dice è che, con la riforma presidenziale voluta da Erdogan, il parlamento si è ridotto a un organo di rappresentanza.

L’accentramento dei poteri nelle mani del nuovo sultano, favorisce la repressione di tutte le voci critiche contro il suo governo sempre più orientato verso posizioni islamiste e conservatrici.

Erdogan è uno di quei “dittatori” con i quali “c’è il bisogno di collaborare” per gli “interessi del proprio Paese”, e in questo caso dell’Unione europea.

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