Redazione, 4 gennaio 2021 – Il credito bancario alle imprese italiane ha registrato un balzo annuo del 7,4% annuo a ottobre, spinto dai prestiti emergenziali, e in molti settori questo “ha accresciuto troppo il peso del debito, misurato in anni di cash flow generato dalle imprese”.
È l’allarme del Centro studi Confindustria.
l Csc prevede che, nel 2021, occorreranno 5,4 anni di cash flow nel manifatturiero per ripagare il debito, più del doppio dei 2,2 anni del 2019 e anche i servizi passeranno a quasi 4 anni, da meno di 2 anni nel pre-crisi, dopo essere schizzati a 11,2 anni nel 2020. Senza interventi sarebbe “a rischio il flusso di nuovi investimenti”.
Il Centro studi Confindustria indica come “necessario consentire un allungamento del periodo di rimborso dei debiti di emergenza contratti nel 2020” e, in una prospettiva di più lungo periodo, “sostenere la crescita dimensionale delle imprese e il riequilibrio della loro struttura finanziaria, attraverso una più ampia diversificazione delle fonti e una maggiore patrimonializzazione”.
Si tratterebbe di interventi necessari per riprendere il percorso dell’irrobustimento dei bilanci osservato dal 2008 e che ha fatto “un brusco balzo indietro nel 2020”. “Nei settori industriali – si legge in una nota – in cui il cash flow è diventato negativo, non è possibile (aritmeticamente) neanche calcolare quanti anni di risorse generate internamente servirebbero ad estinguere il debito. Se protratta nel tempo, una situazione del genere rischierebbe di rendere il debito insostenibile per le imprese”.